Da quando il franchisee Alonyal Limited (che ha portato McDonald’s in Israele) ha annunciato che avrebbe donato pasti gratuiti all’esercito israeliano durante la guerra di Gaza, McDonald’s è stato oggetto di boicottaggio e proteste. L’azienda ha tuttavia da poco confermato che riacquisterà tutti punti vendita escludendo Alonyal- sono 225 ristoranti, per un totale di circa cinquemila impiegati.
Quindi, al completamento della transazione nei prossimi mesi, McDonald’s sarà unico proprietario dei punti vendita e delle attività di Alonyal pur mantenendo i dipendenti. Le società non hanno ancora reso noti i termini della transazione ma McDonald’s annuncia però che non uscirà dal mercato israeliano.
Il boicottaggio
Il problema arriva dopo che i clienti nei paesi a maggioranza musulmana hanno iniziato il boicottaggio di McDonald’s in risposta alle intenzioni di Alonyal Limites (che ha portato gli affiliati in paesi come Egitto, Giordania e Arabia Saudita). McDonald’s è un’azienda globale, ma i suoi franchising sono spesso di proprietà locale che operano in modo autonomo. Il suo amministratore delegato, Chris Kempczinski, ha affermato che – in precedenza – la società aveva registrato “un risultato commerciale significativo” in diversi mercati del Medio Oriente, e in alcuni al di fuori della regione a causa del conflitto Israele-Hamas.
Dal boicottaggio le fondamenta aziendali hanno sentito odore di terremoto, da qui la decisione di escludere Alonyal Limites per riappropriarsi dei propri punti vendita. Giovedì scorso, l’amministratore delegato e proprietario di Alonyal Omri Padan ha dichiarato che “per più di 30 anni è stato orgoglioso di portare gli Archi d’Oro in Israele e di servire le comunità”, senza far intendere come abbia preso la decisione di Mc Donald’s. Quest’ultimo, d’altro canto, riferisce che l’azienda “rimane impegnata nel mercato israeliano e nel garantire un’esperienza positiva ai dipendenti e ai clienti nel mercato in futuro”.
McDonald’s ma anche Starbucks
La catena di fast food non è la sola ad essere oggetto di boicottaggi che per la guerra in corso: è coinvolta anche la catena di caffetteria globale Starbucks, a causa della sua percepita posizione filo-israeliana e di presunti legami finanziari con Israele (motivo per cui ha discusso sovente con i sindacati). La posizione di questi colossi è dunque messa a rischio.
Il boicottaggio di alcuni tra i brand più redditizi al mondo può in questo momento storico avere grande impatto sull’economia, ma anche a livello sociale e politico. Starbucks, McDonald’s, Coca Cola, Domino’s Pizza: la lista dei marchi è lunga. “Il boicottaggio arabo dei marchi americani a causa del conflitto israelo-palestinese evidenzia le emozioni profondamente radicate e l’attivismo politico che questa questione suscita nella regione” ha spiegato Ehsan Amin, saudita, durante una breve intervista ad Arab News.