Riassunto veloce per chi si è dimenticato la vicenda: Herb Washington, il più grande franchesee afroamericano di McDonald’s ed ex giocatore di baseball professionista, accusò il colosso del fast food di discriminazione razziale. Stando alla sua testimonianza, infatti, McDonald’s lo aveva penalizzato a causa del colore della sua pelle facendogli prima dirigere ristoranti a basso volume nei quartieri più difficoltosi, e poi costringendolo a venderli agli operatori bianchi.
“Quando ho difeso me stesso e gli altri franchisee neri, McDonald’s ha iniziato a smantellare il lavoro della mia vita”, aveva commentato Washington. L’azienda, tuttavia, è riuscita a risolvere la causa acquistando 13 ristoranti per 33,5 milioni di dollari chiedendo in cambio all’ex giocatore di baseball di uscire dal sistema McDonald’s e archiviare il caso. “Il tribunale non ha ritenuto che la società abbia violato alcuna legge”, ha affermato McDonald’s in una nota. “La discriminazione non ha posto da McDonald’s. Sebbene fossimo fiduciosi nella forza del nostro caso, questa risoluzione è in linea con i valori di McDonald’s e ci consente di continuare a concentrarci sui nostri impegni nei confronti delle comunità che serviamo”.
Va sottolineato, inoltre, che non è la prima volta che il colosso del fast food si trova a che fare con una situazione simile: due operatori neri, James e Darrell Byrd, hanno infatti accusato McDonald’s di riservare un trattamento preferenziale agli operatori bianchi, e hanno chiesto un rimborso di 5 milioni di dollari a negozio per compensare le loro perdite. Anche in questo caso, il brand è riuscito a mediare il caso accettando di acquistare quattro ristoranti per 6,5 milioni di dollari, e chiedendo in cambio di abbandonare la causa e lasciare il sistema aziendale.