Negli Stati Uniti un ristorante in franchising di McDonald’s del Michigan ha dovuto pagare un risarcimento danni del valore di 1,5 milioni dollari per l’accusa di molestie sessuali a 100 dipendenti donne.
Le lavoratrici, infatti, hanno denunciato il gestore del ristorante di McDonald’s della cittadina di Mason in quanto sono state sottoposte a continue molestie, fra cui palpeggiamenti, utilizzo di diversi epiteti non proprio civili e richieste di fare sesso.
In realtà i querelanti avevano sporto denuncia anche contro McDonald’s, ma Hala Jarbou, giudice distrettuale degli Stati Uniti, aveva respinto le accuse secondo le quali l’azienda madre fosse responsabile della presunta cattiva condotta del manager in quanto non aveva chiesto agli affiliati di adottare politiche anti-molestie. Secondo il giudice, McDonald’s non può essere ritenuto colpevole di aver violato le leggi federali e statali contro la discriminazione in quanto non era il datore di lavoro dei querelanti in franchising.
Non è certo la prima volta che McDonald’s riceve denunce del genere, ma la causa del Michigan è fra le prime ad essere intentata come azione collettiva. Bisogna anche considerare che nell’aprile 2021 McDonal’ds ha dichiarato che avrebbe iniziato a chiedere agli affiliati di aderire alle politiche anti-molestia (circa il 95% dei 14mila ristoranti americani di McDonald’s sono in franchising).
I querelanti hanno provato a spiegare, tramite i loro avvocati, che l’azienda non aveva preso alcun provvedimento per attuare la sua nuova politica e sono rimasti delusi dal fatto che l’azienda madre non sia stata coinvolta nei vari colloqui.
Secondo i querelanti è “inconcepibile che McDonald’s continui a dire di non c’entrare nulla quando si tratta di molestie sessuale rivolte ai lavoratori delle sue sedi in franchising”. E così, al momento, il ristorante del Michigan ha accettato di pagare gli 1,5 milioni di dollari di risarcimento, anche se McDonald’s si è tirato fuori dalla questione. Si attendono ora i vari commenti delle due parti in causa.