Internet è una zona grigia che va regolamentata, specialmente se sono i bambini, che sembrano preferire Youtube a Rai YoYo, ad andarci di mezzo. Hai voglia a proteggere le fasce orarie in tv, quando gli influencer che lavorano per i bambini pubblicano contenuti che altrove non potrebbero esistere. Una scorpacciata di panini McDonald’s, per esempio: video capaci di fidelizzare ai fast food anche i piccolissimi, che nelle scorse ore sono diventati protagonisti di un articolo, qui su Dissapore, scoperchiando il proverbiale vaso di Pandora.
Protagonisti i celeberrimi influencer Me Contro Te e, suo malgrado, McDonald’s, oggetto di numerosi video degli youtuber più amati dai piccoli. Diciamo “suo malgrado” perché, a dispetto dei toni entusiastici riservati alle grandi arcate dorate e di quello che potrebbe sembrare il classico product placement da contenuto pubblicitario, i video in questione non sono stati sponsorizzati dalla multinazionale del fast food.
Non abbiamo scritto che lo fossero e il tema in ballo è ben più delicato di una mera sponsorizzazione (d’altronde giudicate voi se un bambino sia in grado o meno di comprendere la semiotica dell’#adv), ma per correttezza nei confronti di McDonald’s Italia e per la trasparenza dovuta a voi lettori, che potreste erroneamente averlo pensato, pubblichiamo integralmente la dichiarazione dell’azienda in merito al nostro articolo:
“A livello globale McDonald’s si attiene a precise norme sulla promozione dei propri prodotti rivolta ai bambini, e in questo il nostro Paese non fa eccezione. Inoltre, McDonald’s Italia ormai da anni aderisce a EU Pledge, uno standard di condotta europeo a cui aderiscono molte marche dell’industria alimentare che norma in modo stringente la comunicazione ai bambini sotto i 12 anni, non solo per quanto riguarda la classica pubblicità ma anche i materiali presenti nei ristoranti e tutte le altre forme di comunicazione, compreso l’influencer marketing. Per queste ragioni, non abbiamo mai collaborato con i Me contro Te, né con altri soggetti che si rivolgono esplicitamente a bambini e ragazzi sotto i 12 anni”.
Una policy che fa onore alla multinazionale, ma che non elimina il problema alla base: una deregolamentazione pericolosa, cui solo l’etica delle aziende e degli attori in campo (influencer, youtuber in genere e chiunque si rivolga specificatamente a minori) può sopperire. E se una legge non c’è, l’etica non la si può pretendere.