L’idea stessa di McDonald’s è ormai così legata a quella di Happy Meal che ci è difficile, quasi forse impossibile, immaginarci un mondo dove questi due concetti non convivono sotto gli archi dorati. Sarebbe un po’ come un Giro d’Italia senza Maglia Rosa, una barzelletta di Silvio Berlusconi senza allusioni sessuali, la Guida Michelin senza il riconoscimento in stelle: tratti iconici che, di fatto, definiscono un intero universo. Il matrimonio tra il colosso del fast food e il suo piatto più iconico, tuttavia, è cominciato in salita: secondo quanto trapelato da un’intervista rilasciata negli scorsi giorni da Bob Bernstein, colui che negli anni ’70 inventò di fatto l’Happy Meal, i dirigenti e i proprietari di McDonald’s erano particolarmente riluttanti all’idea di introdurre la sua invenzione nei loro ristoranti.
L’incarico di Bernstein era piuttosto semplice: in quanto dirigente pubblicitario avrebbe dovuto creare un concept in grado di attrarre i clienti più giovani, che stavano migrando verso altri concorrenti, Burger King in primis. L’idea, come spesso capita, gli è venuta in un momento del tutto inaspettato e randomico – la colazione. Bernstein, infatti, notò come suo figlio era solito versarsi così tanti cereali da lasciarli fuoriuscire dalla ciotola, e poi rimetterli all’interno uno a uno, facendogli intuire che “i bambini vogliono semplicemente qualcosa da fare quando mangiano”. Che questa spiccata necessità di essere intrattenuti durante i pasti sia un retaggio medievale? Difficile dirlo. Quel che è certo è che l’intuizione di Bernstein si è rivelata, col tempo, decisamente azzeccata – tanto che ora spopola anche tra gli adulti.
“La società non l’ha colta immediatamente” ha spiegato, riferendosi alla sua idea: una scatola con indovinelli, giochi, illustrazioni e altre sorprese. “Le scatole erano complicate. Dovevano trovare un posto dove riporre i giocattoli, e pensavano che fosse troppo complesso per le loro operazioni tradizionali”. In qualche modo, tuttavia, Bernstein è riuscito a convincere i piani alti della sua idea; e il resto, come si suol dire, è storia.