Guai per McDonald’s: l’azienda ha ricevuto nuove denunce da #MeToo. Non è certo la prima volta che l’azienda entra nel mirino del movimento #MeToo: già a settembre 2018 erano stati segnalati diversi casi di molestie, con tanto di dipendenti che avevano deciso di scioperare per un giorno intero. Adesso, secondo quanto riferito dal New York Times, il Legal Defense Fund di Time’s Up (movimento creato proprio lo scorso anno per portare #MeToo oltre Hollywood) presenterà altre 23 denunce contro l’azienda. Le nuove accuse sono relative a discriminazione basata sul genere e a molestie sessuali, inclusi contatti inappropriati, commenti osceni, richieste di atti sessuali e ritorsioni nei confronti di chi segnalava tali gravi fatti.
Si presume che tali atti si siano verificati nei locali aziendali e in quelli in franchising in 20 città. Sharyn Tejani, direttore di Time’s Up, ha spiegato che quella dell’industria dei fast food è una realtà brutale: un dipendente su quattro, soprattutto donne, riceve molestie sessuali routinarie. Ogni giorno i lavoratori sono costretti a scegliere se denunciare questi abusi o se continuare a ricevere uno stipendio. E questo perché quando denunciano le molestie, spesso vengono denunciati o i loro turni dimezzati.
In un comunicato del 19 maggio 2019, Steve Easterbrook, CEO di McDonald’s, ha ribadito che la società si impegna a garantire posti di lavoro privi di vessazioni e pregiudizi. L’azienda, per mettere in atto questo intendo, avrebbe creato una linea diretta anonima gestita da terze parti, inviando anche delle locandine che parlano della politica anti-molestie dell’aziende in tutti i 14.000 ristoranti della società. Anche se ha sempre ripetuto di non poter essere responsabile dei comportamenti dei dipendenti nei vari punti vendita gestiti su licenza. Ma sarà sufficiente tutto ciò? Già in passato l’azienda aveva fatto promesse simili, tuttavia le denunce continuano a saltare fuori.