Ce l’ha un po’ per vizio, il nostro Ministro dell’Interno Matteo Salvini, quello di far pubblicità alle aziende che gli piacciono. In particolare quelle legate al ramo food: i suoi profili social sono pieni di fotografie in cui racconta quanto è buona (e ITALIANA!) la Nutella a colazione, la birra con la pizza a cena e via discorrendo.
Oggi va in onda invece lo spot sulla pasticceria, ambientato a “Casa Caldarelli”, ristorante/pizzeria/salumeria/bar di Nola, in provincia di Napoli, che per una sera si è trasformato in “Casa Salvini”. Già, perché è lì che il vicepremier ha passato la serata, cenando con prodotti tipici della zona, come non mancano di far notare i gestori del locale, che hanno ampiamente pubblicato la notizia sui loro social e l’hanno trasmessa (via comunicato stampa) ai giornali locali.
In particolare, l’attenzione di Matteo Salvini è stata dedicata al pastry chef del locale, che per l’occasione ha preparato una torta multipiano in cake design brandizzata Lega, con tanto di “Capitano” (come lo chiamano i fan) in pasta di zucchero in cima.
Un’occasione imperdibile per la foto di rito: smesse le solite divise, Matteo Salvini prontamente indossa la casacca del locale e si fa immortalare con tutto lo staff.
Le questioni da sollevare sono talmente tante che rischiamo di perdere il filo. A cominciare dal fatto che ci chiediamo se sia opportuno (e comunicativamente vincente, visti gli ultimi episodi boomerang di contestatori che ne hanno approfittato per fare finti-selfie) che una così alta carica dello Stato si presti sempre a favor di camera, in qualsiasi contesto. Ma questo, in realtà, non ci riguarda granché, quindi passiamo oltre.
L’altra questione, a nostro parere, è la seguente: qual è il criterio con cui il ministro Salvini indossa una casacca griffata di un’azienda, pubblicando e lasciando pubblicare foto su tutti i social, come un food influencer qualunque? Perché Casa Caldarelli sì e Le Baccanti (ottimo ristorante di Nola, tanto per dirne uno) no?
Ci ascolti, signor Ministro, ché noi il mondo del food lo conosciamo bene: ci sono troppe schermaglie, troppe questioni aperte, troppi aspiranti influencer per uscirne vivi, anche quando si usa la ruspa. Se ne tenga alla larga: non sappiamo bene se consigliarglielo o augurarcelo.