Tutti dal torinese al canavese conoscevano Mario Foletti come il re del cioccolato, titolare della ditta Giordano Cioccolato, che era un simbolo della cioccolateria piemontese. Sfortunatamente muore a 74 anni all’Ospedale di Chivasso.
Il maître chocolatier leinicese Mario Faletti è improvvisamente mancato nel pomeriggio del 16 ottobre.
Per oltre cinquant’anni ha diretto la storica azienda di maestri cioccolatai, che nel 2017 ha festeggiato 120 anni di fondazione. Ancor prima di allora, era considerato come il “re” del cioccolato, poiché le sue creazioni dopo aver deliziato i palati dei più golosi in tutto il torinese, erano diventate famose un po’ in tutta Italia e anche nel mondo.
Faletti gestiva il suo laboratorio di cioccolato insieme alla sua famiglia, la moglie Luigina, e i figli Marco e Laura. Una tradizione di famiglia nata più di un secolo fa, nel 1827, e portata avanti con passione e rispetto per la tradizione fino a oggi.
Nel corso della sua attività non sono mancati momenti bui, come l’alluvione del 1994 che spazzò via, in pochi attimi, i macchinari necessari per la produzione dei cioccolatini in via Lombardore. Infatti era sempre stato molto attento e rigoroso nel non voler attribuire ai suoi prodotti il gusto di in un’attività industriale. Per questo era famoso per la sua produzione limitata, che garantisse il sapore, gli aromi, il gusto e la genuinità di un prodotto sopraffino.
Negli anni aveva anche aperto una succursale a Torino, in piazza Carlo Felice, dove erano conosciuti i suoi cioccolatini, le sue giacomette, tutti fatti rigorosamente a mano, secondo ricette antichissime. Il suo cioccolato è spesso finito sulle tavole di numerose personalità ed è stato insignito, così come la sua crema di cioccolato, di premi internazionali.
Il cordoglio per la sua dipartita è arrivato anche dall’amministrazione comunale, che ha dichiarato: “Grazie alla sua arte e alla sua capacità imprenditoriale ha portato avanti la tradizione della cioccolateria Giordano, incrementandone la fama e offrendo lustro alla nostra città. Una perdita grande e un vuoto incolmabile non solo per la sua famiglia, accanto a lui nella vita e nel lavoro, prima in via Lombardore e poi nella sede di via Volpiano, ma anche per tutta Leini“.
[ Fonte: Chivassoggi ]