Gli orari dei pasti sono importanti – una regola non scritta ma che, sovente per semplice intuizione e più raramente per evidenza scientifica, è più o meno nota a tutti. Uno studio di recente pubblicato tra le pagine della rivista scientifica Nature Communications – e già riportato dai colleghi di Focus – ha preso in esame la correlazione tra l’orario di consumo dei pasti e lo stato di salute dell’organismo, e concluso che mangiare presto – tanto a colazione quanto a cena, beninteso – è associabile a una migliore salute cardiovascolare.
La lettura proposta dagli scienziati si basa sul principio che i momenti del giorno in cui consumiamo un pasto, alternati ai momenti più o meno lunghi di digiuno che intercorrono tra un pasto e il successivo, vanno a regolare i ritmi circadiani che a loro volta governano le funzioni metaboliche del corpo, tra cui anche e soprattutto la pressione sanguigna.
La correlazione tra il mangiare presto e il benessere: un’occhiata allo studio
Cominciamo, come di consueto quando trattiamo ricerche di questo tipo, con il valutare numeri e mole dello studio in questione: gli scienziati dell’Istituto nazionale di ricerca per l’agricoltura, l’alimentazione e l’ambiente in Francia hanno analizzato i dati di oltre cento mila partecipanti allo studio NutriNet-Santé, un più ampio e longevo progetto di coorte che si pone come obiettivo l’indagare delle relazioni tra il regime alimentare e lo stato di salute.
La prima mossa del nostro gruppo di ricerca è stata, come probabilmente avrete già intuito, escludere tutti quei fattori che hanno un impatto già noto sulla salute cardiovascolare – come la qualità dell’alimentazione, o ancora lo stile di vita o le abitudini di riposo – in modo da isolare il nucleo tematico che lega quest’ultima all’orario di consumo dei pasti. La conclusione raggiunta, come già accennato, è che il mangiare presto abbia un impatto positivo sulla circolazione sanguigna.
Partiamo dall’inizio – in tutti i sensi, a dire il vero. Consumare la colazione sul tardi è associabile a un più elevato rischio cardiovascolare, con un aumento del rischio del 6% per ogni ora “di ritardo” del pasto (un esempio concreto: un partecipante che spezza il digiuno notturno alle nove del mattino ha una probabilità più alta del 6% di incappare in problemi di natura circolatoria rispetto a un altro che invece mangia un’ora prima). La stessa regola vale, beninteso, anche per l’ultimo pasto della giornata (spuntino di mezzanotte dovutamente escluso): cenare dopo le 21 è è associato a un rischio più elevato del 28% di eventi cerebrovascolari.