Questa volta a lanciare l’allarme è Legambiente. In un’indagine presentata a Roma dal titolo “Stop pesticidi nel piatto 2023” ha fatto notare come nel 68% della frutta che mangiamo ci siano ancora tracce di pesticidi. L’indagine in questione ha interessato 6.085 campioni di alimenti di origine vegetale e animale. Ebbene: pare proprio che nella frutta ci sia il maggior numero di sostanze chimiche.
Quanti pesticidi ci sono negli alimenti?
Partiamo proprio dalla frutta. Più del 67,96% dei campioni esaminati contiene uno o più residui, percentuale che sale all’84% nelle pere, all’83% nelle pesche e al 53,85% nei peperoni. La percentuale maggiore di irregolarità si ha nella frutta esotica, intesa come banane, kiwi e mango: qui la percentuale è del 7,41%.
Andando a guardare le verdure, invece, stranamente la situazione appare migliore: il 68,55% dei campioni esaminati non aveva residui. Meno bene, invece, i cereali integrali e il vino, rispettivamente con pesticidi nel 71,21% e nel 50,85% dei campioni.
Ancora meglio è andata ai campioni di origine animale: ne sono stati esaminati 921 campioni, di cui l’88,17% non aveva residui.
A questo punto, giustamente, ci si potrebbe chiedere quali pesticidi stiamo mangiando insieme alla frutta. Ebbene, ecco i principali:
- Acetamiprid
- Fludioxonil
- Boscalid
- Dimethomorph
Inoltre sono anche state ritrovate tracce di pesticidi che, tecnicamente, ormai sono vietati:
- Thiacloprid in pesche, pompelmi, ribes nero, semi di cumino e tè verde in polvere
- Imidacloprid nelle arance, limoni e ocra
- Thiamethoxam nel caffè
In generale, nell’insieme dei campioni analizzati, sono state trovate 95 sostanze attive derivanti da fitofarmaci. Inoltre non sono mancati campioni con più tracce presenti. Per esempio in tre campioni di uva passa sono stati scovati ben 17 residui, in un campione di pesche ce ne erano 14 e in un campione di fragole 12. Peggio è andato con un peperone arrivato dalla Cambogia in cui sono stati trovati 28 residui.
Bisogna precisare che nel 15,67% dei campioni regolari c’erano comunque tracce di fitofarmaci, anche se dentro ai limiti imposti dalla legge. Stessa cosa per i residui di pesticidi, ma con una percentuale del 23,54%. Il rischio, in questi casi, è che si sommino gli effetti di tali residui in quello che è definito un “cocktail di fitofarmaci”.
Ovviamente le cose sono andate meglio con i prodotti biologici, qui i residui hanno raggiunto solamente l’1,38% dei campioni, probabilmente derivanti dal contatto con campi vicini coltivati con metodi tradizionali.
Ma ci sono delle buone notizie in tutto ciò? Sì, anche se elative. Quest’anno sono state trovate tracce di pesticidi nei limiti della legge nel 39,21% dei campioni, in calo rispetto all’anno scorso quando la percentuale era stata del 44,1%. Per quanto riguarda, invece, i campioni senza residui, sono saliti al 59,18%, mentre l’anno scorso erano il 54,8%.