Altro che terzo segreto di Fatima, la scienza ha finalmente svelato uno dei misteri che da secoli attanaglia la mente delle persone, qualcosa che non le fa dormire di notte. Specie se hanno provato in prima persona tale segreto. Ci riferiamo al mal di testa da vino rosso: ebbene la scienza ha spiegato perché ad alcune persone viene un feroce mal di testa anche quando bevono pochissimo vino.
Oh scienza, svelaci dove sbagliamo con il vino rosso
Sgrmbriamo subito il campo dai dubbi: non si parla in questo caso di mal di testa da sbornia. Questo è un altro discorso. Ovvio che se tracanni a più non posso dopo un po’ le capacità del tuo organismo di metabolizzare l’alcol vengono meno. Il mal di testa da sbornia solitamente si manifesta dopo una nottata brava trascorsa a bere di tutto e anche di più. Hai deciso di fare after? Bene, il mal di testa da sbornia è il minimo che ti può capitare.
Il mal di testa da vino rosso, invece, è diverso. È un mal di testa feroce e devastante che ti circonda la testa come un cerchio e che si manifesta anche solo mezz’ora dopo aver bevuto un innocuo bicchierino di vino rosso.
Ebbene: dopo secoli e secoli passati ad arrovellarsi sul perché alcune persone non possano sorseggiare un bicchiere di vino rosso senza che vengano afflitti da terribili mal di testa ecco che i ricercatori dell’Headache Center dell’Università della California a San Francisco forse sono sulla strada giusta per spiegare questo arcano mistero.
Morris Levin, il direttore dell’Headache Center, ha spiegato che adesso hanno bisogno di testare il tutto scientificamente sulle persone per capire se davvero la risposta trovata sia quella giusta o meno.
Onestamente non credo che avranno grosse difficoltà a trovare dei volontari, anche se si tratta di selezionare persone che soffrono di questo problema. Ma qualcuno dovrà pure sacrificarsi per il bene della Scienza, no?
Nel corso del tempo la causa di tale mal di testa è stata attribuita praticamente a tutte le sostanze che compongono i vini. Nessuna molecola è scampata all’accusa, dai tannini ai solfiti, passando per i flavonoidi fenolici alle ammine biogene. Tutti sospettati, ma nessuno mai colto in flagranza di reato.
Ebbene, nell’articolo pubblicato su Scientific Reports ecco che i ricercatori si sono nuovamente concentrati sui flavonoidi fenolici, composti che troviamo nei semi e nella buccia dell’uva e che contribuiscono a donare al vino rosso il suo colore, il gusto e anche la sensazione che dà in bocca. Il fatto è che tali flavonoidi possono essere fino a dieci volte più alti nei vini rossi rispetto ai bianchi.
Per questo motivo i ricercatori hanno pensato che potessero essere loro i principali indiziati. Quando beviamo il vino, l’alcol viene metabolizzato in acetato in due passaggi. Nel primo l’alcol, sotto forma di etanolo, viene convertito in acetaldeide. Nel secondo, invece, l’acetaldeide viene convertita in acetato. A compiere materialmente tali passaggi sono enzimi specifici prodotti nel fegato.
I ricercatori, fra cui anche il professor Andrew Waterhouse, esperto di viticoltura presso l’Università della California, hanno così eseguito diversi test di laboratorio e hanno notato che un flavonoide chiamato quercetina, presente quasi esclusivamente nel vino rosso, veniva trasformato nell’organismo in diverse sostanze. Uno dei prodotti del suo metabolismo era la quercetina glucuronide, la quale si è rivelata assai efficace nel bloccare l’enzima che converte l’acetaldeide in acetato.
Ed è proprio qui la chiave di tutta la faccenda, la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto. Risposta che in questo caso non è più 42, bensì “quercetina”. Bloccando questo enzima ecco che nel sangue si accumula troppa acetaldeide, sostanza tossica ad alti dosaggi e che prova nausea, sudorazione, rossore del viso e, guarda un po’, anche mal di testa.
Quindi secondo i ricercatori quello che succede nelle persone che patiscono di gravi mal di testa dopo solo un bicchiere di vino rosso è che sono più sensibili all’azione della quercetina. E questo soprattutto quando sono maggiormente predisposti all’emicrania.
Quello che non è ancora ben chiaro è perché queste persone siano più sensibili di altre all’azione della quercetina. È possibile, per esempio, che i loro enzimi siano più facili da bloccare. O non è che magari il loro fegato ne produce già di meno in partenza? O magari gli enzimi da loro prodotti sono meno efficaci.
Per svelare questi ulteriori misteri collegati a quello principale serve ora uno studio clinico con dei volontari. Che certo, dovranno sacrificarsi, bere del vino rosso e sviluppare il mal di testa, ma che avranno il plauso e i ringraziamenti più sentiti delle generazioni future: grazie al loro eroico sacrificio, infatti, si potrà capire non solo perché loro siano più sensibili all’azione della quercetina, ma anche come fare per aiutare queste persone a evitare il mal di testa dopo aver bevuto il vino rosso. Magari proprio producendo vini rossi che contengano meno querecetina visto che sui suoi livelli non influisce solo la luce solare, ma anche la fermentazione, il processo di chiarificazione e l’invecchiamento.