La legge del numero non mente, e quella dell’abitudine – se possibile – ancora meno. Un mesetto fa circa l’internet ribolliva per la polemica sulle chiacchiere (o bugie, o frappe che siano) di Iginio Massari. Cento euro al chilo, si legge sulla price tag – numeri tali da fare impazzire i radar di casa Altroconsumo. Ora, con il figlio del Capo pronto a risorgere, la polemica pare matura per spostarsi sulle uova di cioccolata.
Il prezzo del prodotto griffato Massari si mantiene ancora una volta sulle tre cifre: centoecinque euro per la versione pralinata cioccolato fondente e nocciole, forte del titolo di topdigamma. Ma la classifica per il podio, a dire il vero, è ancora lunga: chi le proprie uova le vende a 1300 euro l’una, ad esempio.
Le uova a quattro cifre
Sul sito di Marchesi 1824, celeberrima pasticceria meneghina, figurano delle uova di Pasqua che paiono bomboniere. La scala di prezzi parte con gli esemplari in cioccolato fondenti o al latte da 120 grammi, dalla livrea istoriata e con sorpresa (si legge sul sito) inclusa, acquistabili a 55 euro. Poi è tutto in discesa.
Si passa a quelle da 80, poi a 110, poi un salto più modesto con quelle da 115 e uno più audace per approdare a 160 (già nettamente maggiori a quella firmata Massari, avrete notato). Poi i pesi massimi, in tutti i sensi: le uova da un chilo a 600 euro e addirittura una selezione di otto dolci da due chili l’uno e venduti a 1300 euro.
Figli dell’artigianalità, come il sito non fallisce a ricordarci: per ogni “modello” (parola che soffoca ogni romanticismo, ma tant’è) si legge di “interamente decorato a mano dai maestri pasticceri”. I gusti sono diversi, così come le fantasie e le decorazioni, eleganti fino alla regalità. Ma non è questo il punto.
L’internet, dicevamo, ha imbracciato torce e forconi per Massari e più recentemente per Cracco, con i suoi spaghetti di Eataly. Ironicamente era stata la stessa Marchesi a superare il “record” massariano delle chiacchiere a cento euro al chilo: ancora una volta si ripete (eccome se si ripete), e ancora una volta la reazione è inesistente.
Il nostro non è puntare il dito contro l’uno o quell’altro, ci mancherebbe: solo è curioso notare come il rumore delle polemiche sia pressoché direttamente proporzionale alla risonanza mediatica del nome. Insomma, a ognuno il suo.