Non fraintendeteci: la Nutella piace anche a noi, così come – a giudicare dal fatturato di casa Ferrero – piace un po’ a tutti. C’è però da dire che con i grandi del mondo riuniti nel nostro caro e vecchio Stivale, dove il fiume retorico che esalta l’artigiano, la qualità e il bello del piccolo è sempre in piena, l’occasione pareva matura per unire parole e fatti; e invece no: ai protagonisti del G7 la Nutella personalizzata.
Di nuovo, ci pare doveroso sottolineare che il nostro commento nulla vuole togliere a Ferrero, che per mole e risultati è un’azienda che non necessita di presentazioni; ma si tratta per l’appunto di un vero e proprio colosso mondiale: la scelta del governo di indicarla come partner per rappresentare le eccellenze italiane è comprensibile, ma di fatto pare venire meno alle promesse di valorizzazione di quelle produzioni di altissima qualità artigianale.
La Nutella personalizzata per i leader del G7
Insomma, capirete che è inevitabile che venga a sorgere il sospetto che si tratti di belle parole piene di vento e poco più. “I capi di Stato delle potenze mondiali” si legge in una nota stampa diramata dalla stessa azienda “troveranno ad accoglierli una confezione unica creata apposta per l’evento e personalizzata per ognuno di loro”.
Un bel modo per festeggiare i primi sessant’anni della celebre crema spalmabile alla nocciola, non c’è ombra di dubbio: oltre al vasetto personalizzato, la Ferrero si occuperà di offrire altri prodotti a base di Nutella e pane di Altamura dop anche nel centro stampa del vertice, che si terrà da oggi – giovedì 13 giugno 2024 – fino al 15 di giugno.
È francamente difficile immaginare una vetrina più in bella vista di quella del G7 per portare sotto gli occhi del mondo quelle produzioni artigianali tanto decantate, piccole e spesso virtuose, che senza dubbio alcuno potrebbero giovare – e non poco – dal “timbrare il cartellino”, per così dire, a un evento di questo tipo.
Ci rimane facile, forse addirittura scontato, tracciare un parallelo tematico con un altro caso trattato negli ultimi tempi su di queste pagine: quello delle eccellenze italiane nei panini del McDonald’s. Di nuovo, il nostro commento non vuole puntare il dito contro gli archi dorati che, al netto di ogni polemica, perseguono legittimamente il loro ruolo di roccaforte del pasto a buon mercato: più semplicemente ci chiediamo se, nell’ottica di valorizzare le eccellenze in questione, spesso e volentieri oggetto di ariosissima retorica, non sarebbe più opportuno venderle a prezzo più alto per dare valore al lavoro di chi le produce, e non infilarle in un panino del fast food.