L’UE prepara i dazi sul grano russo: la pasta aumenterà ancora?

L'Europa introduce i dazi sul grano russo per la prima volta dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina.

L’UE prepara i dazi sul grano russo: la pasta aumenterà ancora?

La risposta, a onore del vero, è quasi scontata. Partiamo dal presupposto che, nei dodici pacchetti di sanzioni varati dalle autorità europee nei confronti della Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina, le derrate agricole – grano ovviamente compreso – erano state dovutamente escluse. Il motivo è piuttosto semplice: fare il possibile per evitare nuove impennate ai prezzi dei cereali, già infiammati a causa del blocco ai porti ucraini sul Mar Nero e dalla congiuntura climatica avversa.

Ora le carte in tavola sono evidentemente cambiate, e l’Europa cala la sua scure anche sui carichi di grano provenienti dalla Russia e dalla Bielorussia per la prima volta da febbraio 2022. La lettura proposta dalla stessa Ursula von der Leyen è quella di una mossa atta a ridurre la capacità di Mosca di finanziare “la sua macchina da guerra”, e che sarà di fatto accompagnata a un rinnovato sostegno agli agricoltori europei.

Il mondo agricolo in fermento, tra trattori e dazi al grano russo

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Il rombo dei trattori che nel corso dell’ultimo mese ha echeggiato per tutto il Vecchio Continente, arrivando anche a cingere in un roboante assedio la stessa Bruxelles, ha in altre parole maturato i suoi frutti: dopo ampie cessioni che spaziano dalla silenziosa scomparsa delle richieste di riduzioni delle emissioni agricole fino all’introduzione di nuove deroghe agli obblighi per ottenere i fondi comunitari, il vertice europeo ha ritenuto opportuno estendere il quadro straordinario sugli aiuti di Stato per garantire finanziamenti al mondo agricolo.

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Il punto più pruriginoso all’ordine del giorno, in ogni caso, rimane l’introduzione dei dazi sul grano russo. Stando a quanto lasciato trapelare la proposta messa a punto dalla squadra di von der Leyen prevede tariffe a 95 euro per tonnellata, oppure al 50% del valore di cereali, semi oleosi e prodotti derivati come il grano duro, il mais e la farina di girasole: una spallata decisa alle importazioni russe nei Paesi del blocco comunitario, che non a caso nel 2023 hanno raggiunto il livello record di 4 milioni di tonnellate (con l’Italia, è bene notarlo, che si piazza in primissima fila: la Russia è di fatto diventata il nostro primo fornitore di grano).

A soddisfare la domanda di grano continentale, è bene notarlo, saranno gli stessi agricoltori europei (e qui è bene sapere che, al netto di ogni record, il flusso proveniente da Mosca è pari ad appena l’1% del consumo europeo complessivo). I leader comunitari, nel frattempo, formulano un appello congiunto: portare avanti “senza indugio” i lavori su “tutte le possibili misure a breve e medio termine” a favore del comparto, con l’obiettivo di “rafforzare la posizione degli agricoltori nella filiera alimentare” e “garantire un reddito equo”.