Piatto ricco mi ci ficco. Che c’è, troppo cinici? Eppure, al netto di romanticismi e racconti più o meno intrisi di belle parole piene di vento, a muovere decisioni e capitali è soprattutto il profumo del denaro, la tendenza, la visione di un campo che si fa arido mentre quello adiacente pare fertile come non mai. LVMH, colosso d’Oltralpe noto per marchi del calibro di Louis Vuitton, Dior, o lo Champagne Moët & Chandon si lancia nella sua prima incursione nel mondo del vino analcolico.
Sorpresi? Ma no, dai. Appena una manciata di mesi fa vi raccontammo di come Pernod Ricard, uno dei più importanti colossi internazionali degli alcolici, avesse deciso di disinvestire sul vino per mancanza di risultati; ed è da diverso tempo che vi raccontiamo di come il mercato si stia spostando sempre più a favore delle varianti low e no alcol come il vino dealcolato, dalle nostre parti ostacolata dall’opposizione del ministro Lollobrigida (e su cui, è giusto notarlo, gravano dubbi sulla effettiva salubrità). Ma bando alle ciance: che ci combina monsieur Arnault?
L’analcolico frizzante di Moët Hennessy
Moët Hennessy, altro brand nel portafoglio di casa LVMH, ha recentemente acquisito una quota di minoranza in French Bloom, marchio specializzato nella produzione di vino dealcolizzato fondato nel 2021 da Maggie Frerejean-Taittinger, suo marito Rodolphe Frerejean-Taittinger e l’amica Constance Jablonski.
Prima incursione, dicevamo qualche riga fa, con il nuovo arrivato che si trova a spartire il posto a sedere con colossi del calibro di Dom Pérignon e Krug: purtroppo per i nostri lettori più curiosi, né la dimensione né il valore della quota di minoranza acquisita sono stati resi noti. Ma che sappiamo, dunque?
Beh, ad esempio che French Bloom ha praticamente raddoppiato il proprio tasso di crescita di anno in anno fin dalla sua fondazione, e che alcune delle sue etichette vengono vendute per la cifra di un centinaio di euro l’una. Regime biologico, e vino per l’appunto dealcolato: un investimento per intercettare con piena cognizione di causa le pulsioni del mercato.
Nelle parole di Maggie Frerejean-Taittinger, fondatrice del marchio: “Pensavo che il nostro mercato di riferimento sarebbero state le donne incinte o le persone religiose, ma in realtà si tratta per l’80% di flexible drinkers, ossia coloro che stanno cercando di ridurre il proprio consumo di alcol“.