Da quando il governo Meloni ha approvato la nuova legge contro la carne coltivata in laboratorio e contro il meat sounding, ecco che diverse personalità del settore interessate da questo divieto hanno fornito la loro opinione. Anche Lorenzo Biagiarelli ha voluto dire la sua, il che ci sta visto che di queste cose ha appena parlato anche nel suo nuovo libro dal titolo “Ho mangiato troppa carne”. Lorenzo Biagiarelli, che insieme a Selvaggia Lucarelli sta virando sempre di più verso uno stile di alimentazione più vegetariano, ha cercato di spiegare cosa non vada in questa legge.
Lorenzo Biagiarelli e la questione carne coltivata
In realtà Biagiarelli ha prodotto due video in merito alla questione. Nel primo nella didascalia ha spiegato che la rissa fra Ettore Prandini, presidente di Coldiretti e alcuni deputati di +Europa è stato l’antipasto della giornata in quanto il piatto principale è stata l’approvazione del DDL “Carne sintetica” (anche se pure lui ribadisce che non esiste nessuna carne sintetica, ma solo carne coltivata in laboratorio).
Il decreto proibisce di produrre, importare, commerciare e usare la carne coltivata in laboratorio in Italia. Inoltre vieta anche di chiamarla con nomi “carnivori” i prodotti di origine vegetale (niente più hamburger veg o polpette di soia in pratica). Solo che, secondo quanto teorizzato da Biagiarelli, nulla di tutto ciò potrebbe succedere per davvero.
Il perché Biagiarelli ce lo illustra in questo video:
https://www.instagram.com/p/CzwepKJLGtN
Secondo Biagiarelli questa legge vieta qualcosa che già non si può fare. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare non ha ancora infatti autorizzato nessun prodotto a base di carne coltivata. Nel caso in un prossimo futuro l’UE dovesse autorizzare la carne coltivata, ecco che il nostro decreto diventerà “carta straccia” nel migliore dei casi. Nel peggiore andremo incontro a una procedura di infrazione che ci costerà tantissimi soldi. Questo perché siamo in Europa e il diritto comunitario funziona in tal modo: un paese membro dell’UE non può promulgare una legge che vada contro quanto stabilito dall’UE stessa.
In secondo luogo, l’articolo del DDL che vieta ai prodotti a base vegetale di chiamarsi come gli omologhi prodotti a base di carne funzionerà solamente tramite un elenco di nomi “proibiti” che dovrà essere emanato direttamente dal ministro Lollobrigida. Solo che non l’ha ancora fatto. E quindi è ancora tutto molto fumoso.
Biagiarelli ha poi chiesto lumi al professore Michele Fino (esperto di Diritto per quanto concerne questioni legate al cibo), il quale ha spiegato che basterà impugnare davanti al Tar del Lazio questo elenco per vederne annullata l’efficacia. Quindi secondo Biagiarelli tutto quello che è accaduto l’altro giorno è che in pratica è stata tradotta in legge “una storica campagna di Coldiretti”.
A questo punto Biagiarelli si è chiesto cosa c’entri Coldiretti con la politica, visto che, di fatto, Coldiretti è la più grande associazione di agricoltori e allevatori d’Italia. Biagiarelli ha chiesto da Dario Dongo nel suo ultimo libro “Ho mangiato troppa carne” che “Coldiretti non c’entra con la politica, Coldiretti è la politica”.
A questo video ne è seguito un altro dove Biagiarelli ha parlato della questione con Michele Fino, professore all’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo, chiedendosi se la nuova legge sulla carne coltivata e sul meat sounding finirà con il vietare anche lo yogurt, l’insulina e il salame di cioccolata. Questo il video:
https://www.instagram.com/p/Czyv6lfoAQ0/
Fino ha spiegato meglio alcuni dei concetti visti sopra e alcune delle voci che si sono sparse in rete a seguito dell’approvazione del DDL:
- prima di tutto Mattarella non può rifiutarsi di firmare il DDL in quanto la nostra è una repubblica parlamentare e non presidenziale. Può farlo solo ed esclusivamente se nota delle evidenti e macroscopiche violazioni della Costituzione. Al massimo al momento della firma del DDL può esprimere le sue perplessità
- il secondo articolo del DDL, quello che vieta di produrre, commercializzare, somministrare, utilizzare e importare alimenti prodotti partendo da colture cellulari o tessuti animali originati da animali vertebrati, è stato anche vittima di diverse interpretazioni. Secondo alcuni tale articolo vieterebbe anche lo yogurt, l’insulina e le vongole. Secondo fino, dal punto di vista dell’ortografia, mancando un paio di virgole, potrebbe sembrare che la legge vieta qualsiasi tipo di coltura cellulare. Ma le leggi non si interpretano così perché non si interpretano solo basandosi sulla sintassi. Quindi la legge non vieta yogurt, birra (che fa crescere lieviti in tank che assomigliano ai bioreattori della carne coltivata) o vino. E non vieta neanche l’insulina perché l’insulina non è un alimento
- questa legge viola il diritto comunitario che è superiore a quello nazionale. L’approvazione dell’uso di un cibo nuovo non presente sulle nostre tavole prima del 1997 non spetta al governo nazionale, bensì all’Efsa. Inoltre l’Efsa si attiva con indagini ed esami quando qualcuno vuole commerciare un nuovo cibo nell’Unione Europea, cosa che non è ancora ottenuta (fra l’altro è la stessa cosa che è accaduta di recente con la farina di grillo)
- se l’Efsa darà l’ok alla carne coltivata nell’UE, partono in automatico le leggi sul libero commercio. Questo vuol dire che se anche l’Italia si ostina a non volere commercializzare tale carne, se un altro paese dell’UE decide di commercializzarla in Italia, ecco che noi non possiamo vietarne l’ingresso in quanto violeremmo le leggi sul libero commercio dell’UE
- anche nell’articolo contro il meat sounding ci sono dei punti oscuri. La legge afferma nettamente di voler tutelare il patrimonio zootecnico italiano (anche se poi ai microfoni della stampa tale legge viene giustificata col desiderio di non confondere le idee agli italiani) impedendo di usare termini come hamburrge di soia, wurstel veg, alette di finto pollo… Tecnicamente non si potrà neanche parlare di salame di cioccolato, colomba pasquale, uovo di Pasqua e via dicendo, anche se probabilmente questi verranno esclusi da questo divieto da un apposito elenco di prodotti tradizionali stilato da Lollobrigida. Tuttavia anche questo potrebbe essere un problema: come sceglierà il ministro cosa mettere e come no nel famoso elenco? Su quali basi sceglierà? E questa cosa potrebbe essere facilmente impugnata dal Tar dalle aziende che producono alimenti perché viola le norme di uguaglianza e di ragionevolezza delle norme