Continua la campagna del nostro Ministro dell’agricoltura e sovranità alimentare Francesco Lollobrigida contro carne coltivata e proteine alternative. Una posizione, la sua, sempre sostenuta tramite gli attacchi verbali e l’uso della fuorviante definizione di carne “sintetica”, i ripetuti tentativi di affossamento di una possibile filiera di eccellenza per la ricerca e l’industria italiane, il fantomatico DDL prima annunciato poi smentito e poi riconfermato, i sistematici riferimenti su rischi per la salute mai confermati dalla comunità scientifica, e che si augurava che l’Unione Europea seguisse.
Le squadre in campo
Ebbene, non proprio tutta la UE, ma qualcuno lo ha seguito. Soprattutto Francia e Austria -insieme ad altri stati membri dove le associazioni di categoria degli agricoltori e allevatori sono molto forti- che hanno richiesto, durante il consiglio Europeo Agrifish attualmente in corso, importanti modifiche al processo di approvazione normativa dell’UE per la carne coltivata, con lo scopo esplicito di fare ostruzionismo, rendendone più difficile il processo di introduzione sul mercato.
Una posizione che ha tutta l’aria di un’opposizione ideologica e antiscientifica, e a cui si sono dichiarati contrari Germania, Danimarca e Paesi Bassi, non convinti dalla documentazione prodotta che solleva più di una perplessità e che Cellular Agriculture Europe e GFI hanno sottoposto a un approfondito fact-checking, sostenendo che si basi su una serie di informazioni fuorvianti, inesatte e in alcuni casi del tutto false.
Un documento da rivedere
Particolarmente esemplificativo è il punto sull’impatto ambientale della carne coltivata, che genererebbe ben 25 volte più CO2 di quella convenzionale. Il dato citato nella nota proviene da uno studio del CLEAR center della University of California, Davis, finanziato dall’industria della carne e ancora non sottoposto a peer-review, passaggio fondamentale per quanto riguarda gli studi scientifici. Studi invece confermati affermano invece che, se prodotta con energia rinnovabile, la carne coltivata potrebbe ridurre l’impatto climatico della carne fino al 92%, l’inquinamento atmosferico fino al 94% e utilizzare fino al 90% in meno di terreno rispetto alla carne bovina.
Un’altra affermazione a dir poco paradossale presente nella nota è che la carne coltivata non prevedrebbe standard di benessere animale più elevati rispetto alla carne convenzionale. La dichiarazione fa riferimento al siero fetale bovino, utilizzato in passato per coltivare le cellule — e nel frattempo superato da formulazioni a base vegetale — e omette il dato che nei macelli europei vengano uccisi 8,4 miliardi di animali ogni anno, pesci esclusi.
Insomma, il nostro Ministro sembra non voler mollare e pare aver trovato alleati: gli sviluppi non tarderanno ad arrivare.