Hanno vinto i sinistronzi? No, non proprio, e in primis perché consideriamo inadatto il termine “vinto”. Ve lo confessiamo: fondamentalmente lasciare che un dibattito complesso e stimolante come quello che circonda la carne (e il cibo, più in generale) coltivata scada in una questione di tifo, di noi contro voi, ci pare un gran peccato. E poi perché, per quanto vedere la retorica sovranista a cui Francesco Lollobrigida ci ha abituato accartocciarsi su se stessa possa per alcuni essere soddisfacente, crediamo che tale collasso sia inutile, se non addirittura controproducente, nel caso in cui non fosse seguito da una seria e puntuale riflessione su quanto è accaduto e accadrà.
Insomma, la facciamo semplice – quando si parla alla pancia, o di cibo, è facile strumentalizzare la questione e orientarla là dove conviene e compiace; e nel caso della cosiddetta “carne sintetica” è già stato fatto a sufficienza. L’esempio più lampante d’altronde ce lo abbiamo proprio sotto gli occhi, e sta nella nomenclatura che lo stesso Lollobrigida, sulla scia di Coldiretti, ha maliziosamente e ripetutamente utilizzato negli ultimi mesi: “carne sintetica”, per l’appunto, e non coltivata com’è corretto. A voi il gioco di notare le evidenti differenze, di tono e di significato.
Il fatto che ora il Ministro Lollobrigida abbia fatto retromarcia, preparando il ritiro del disegno di legge che avrebbe vietato la produzione e l’importazione della “carne sintetica” (e ucciso sul nascere una potenziale filiera di eccellenza), può e deve rappresentare un’occasione affinché anche l’Italia si prepari al futuro; e non un’opportunità per ribadire in quale curva dello stadio ci piace sedere.
Lollobrigida e la retromarcia sulla “carne sintetica”
Ma veniamo ai fatti – il Ministro Lollobrigida ha inviato una lettera al Ministero delle Imprese e del Made in Italy in cui chiede che il disegno di legge in questione venga ritirato “alla luce della discussione parlamentare in corso e delle modifiche che il testo potrebbe subire”. Disegno di legge che, è bene notarlo, al suo annuncio attirò l’attenzione dell’intera comunità internazionale per la sua impronta grossolanamente ideologica e immotivata, ed evidentemente macchiata dal peso di una lobby come Coldiretti.
Stando a quanto riportato da Essere Animali, l’Italia ha di fatto ritirato la notifica TRIS per il disegno che vieta la produzione di carne coltivata, il che significa che il ddl “non potrà essere approvato né entrare in vigore perché mancano il vaglio e l’approvazione da parte della UE”.
La notifica TRIS è infatti un procedimento che ha come obiettivo il prevenire la creazione di barriere nel mercato interno dell’Unione Europea: i singoli Stati sono chiamati a notificare eventuali progetti legislativi relativi a prodotti, che vengono dunque analizzati alla luce della legislazione comunitaria. Il ddl di Lollobrigida, com’è evidente, stride nettamente con queste linee guida.
Da qui l’urgenza di avviare una retromarcia per evitare una bocciatura che pare inevitabile. Seguiranno comunicati e interviste roboanti e caustiche, non abbiamo dubbi: nel frattempo, nel nostro piccolo, ci limiteremo a esercitarci a chiamare le cose con il loro nome – non “carne sintetica”, ma coltivata; e non “dietrofront di Lollobrigida”, ma figuraccia.