Da oggi, a quanto pare, il tricolore sarà anche sulle bottiglie di vino. Italiano, si intende. Non bastavano i vitigni autoctoni, le denominazioni di origine, i contrassegni di stato. Per Francesco Lollobrigida il trittico verde bianco rosso è un elemento inconfutabile che davvero non può mancare fra tappo e collo. Come, altrimenti, designare il grado di patriottismo e italica natura del vino in questione? Sui suoi social il ministro dell’Agricoltura annuncia orgoglioso il traguardo delle fascette Docg tricolore per il vino, giusto in tempo per Vinitaly 2025.
A cosa servono le fascette
Prima di arrivare all’annuncio di Lollobrigida, occorre una doverosa premessa. Non tutti infatti sono al corrente dei tecnicismi legati al vino, specie quelli di natura legale. Molti infatti si staranno chiedendo di che diamine stiamo parlando, specie se non hanno mai comprato bottiglie a marchio Doc o Docg. Anche per tutti gli altri però non è scontato fare caso alla fascetta aka contrassegno di Stato. Del resto su una bottiglia di vino ci sono anche troppe informazioni, fra etichetta, logo, indicazioni e compagnia bella.
Dunque, cos’è e a cosa serve la fascetta? Si tratta di sigillo, posto invariabilmente sul collo della bottiglia, rilasciato dallo Stato e riservato ai vini Doc e Docg. La fascetta certifica l’autenticità del prodotto e contiene sistemi anti-contraffazione con sistemi di tracciabilità gestiti da banche dati dedicati. Viene introdotta dall’articolo 48 della Legge 238/2016 (Testo Unico del Vino e della Vite), mentre il suo funzionamento (caratteristiche, diciture, distribuzione, costo) è stabilito da Decreto Ministeriale del 27/02/2020.
Nello specifico, la fascetta contiene numerose informazioni relative a tracciabilità e registro del vino in questione. Ecco quali sono: emblema di Stato; dicitura Mipaaf; sigla Doc/Docg; numero progressivo di identificazione e serie alfanumerica; volume espresso in litri; volume e numero progressivo in codice a barre. Inoltre, se il disciplinare lo richiede, la fascetta può contenere nome della denominazione ed eventuale logo.
L’annuncio sui social
La fascetta dunque fa già il suo più che egregiamente. A che serve mettere il tricolore? A niente, giusto a fare propaganda e dire “abbiamo fatto questa cosa che nessuno ci ha chiesto”. Puro stile Lollobrigida insomma. Che infatti sulla sua pagina Facebook non perde tempo ad annunciare la grande rivoluzione.
“Da oggi il tricolore sarà presente sulle fascette dei nostri vini, a partire dalle bottiglie Docg ” scrive il nostro accanto all’immagine che celebra la grande impresa. La scelta, nelle parole dello stesso ministro, è simbolica per valorizzarne “l’italianità” e promuovere il nostro vino nel mondo (ammesso che ci sia qualcuno disposto a comprarlo, visti i recenti, disastrosi dazi).
Le fascette, per sua stessa ammissione, fanno già il loro compito: contrastare la contraffazione e certificare che all’interno della bottiglia ci sia effettivamente un prodotto a denominazione di origine. La parte su “identità e strumento di comunicazione” francamente lascia il tempo che trova. Anche perché se è vero che “L’Italia ha una storia da raccontare”, beh ci riusciva già benissimo con etichetta + fascetta, altro che tricolore sbandierato. Ne sentivamo il bisogno? No, ma forse per fomentare il Vinitaly ci sta.