È un periodo difficile per l‘olio di oliva. La cosiddetta pietra dello scandalo, come sovente accade quando si tratta di discorsi di questo tipo, è il clima: l’ondata di calore che sta piegando buona parte del Vecchio Continente minaccia di mutilare ulteriormente il raccolto e promette di lasciare vistose lacune sugli scaffali. È bene notare che quanto appena spiegato non è riducibile a un caso isolato: i nostri lettori più attenti ricorderanno che, appena una manciata di mesi fa, la Spagna (Paese responsabile di circa la metà del raccolto globale di olive) aveva annunciato di stare rischiando la metà del proprio raccolto; con l’anno precedente già pesantemente macchiato dalla morsa della siccità.
Olio d’oliva, tra raccolti mutilati e temperature da record
Numeri alla mano, il Consiglio Oleicolo Internazionale aveva previsto che la Spagna avrebbe prodotto appena 850 mila tonnellate (rispetto alle 1,3 milioni in un anno medio) – una stima, quest’ultima, che segue la misera produzione di 660 mila tonnellate dell’anno precedente e che soprattutto fu redatta prima dell’attuale ondata di calore, che come accennato potrebbe – e dovrebbe – peggiorare ulteriormente la situazione, costringendo gli alberi a far cadere i frutti ancora acerbi come strategia di sopravvivenza per preservare un poco di acqua e umidità.
Dicevamo – un periodo difficile, per l’olio di oliva. “In Spagna sappiamo già che sarà un altro brutto anno, ma nessuno ha preso coscienza di quello che sta accadendo” ha affermato a tal proposito Walter Zanre, amministratore delegato del ramo britannico di Filippo Berio, il più grande produttore mondiale di olio d’oliva. “La situazione sta causando molta ansia: le botti sono secche. Anche se la Spagna producesse le 850.000 tonnellate previste, la situazione dei prezzi è destinata a peggiorare”.
Non l’abbiamo scritto esplicitamente, ma è chiaro che, al fonte di un calo della produzione, i prezzi dell’olio di oliva non potranno fare altro che aumentare. Per di più, considerando gli attuali tassi di consumo, è plausibile che le scorte annuali andranno a esaurirsi entro il mese di settembre, con diversi supermercati che potrebbero trovarsi a dovere affrontare delle carenze; mentre il The Guardian racconta che diversi imbottigliatori hanno già indicato clausole di forza maggiore nei loro contratti con la grande distribuzione per consentire loro di ridurre le quantità di consegna o aumentare i prezzi.
“Non è esagerato affermare che l’olio d’oliva è un settore in crisi” ha continuato Zanre. “Anche se i prezzi sono molto alti, nessuno si arricchisce”. E con costi di produzione in costante crescita, lo stesso amministratore delegato ha riconosciuto che molti piccoli produttori si troveranno a fallire.