L’olio destinato alla polizia conteneva una sostanza illegale: la truffa da Bari

Nell'inchiesta sono coinvolte l'azienda produttrice e l'ente di ristorazione, che si dichiara però parte lesa.

L’olio destinato alla polizia conteneva una sostanza illegale: la truffa da Bari

A soli due giorni di distanza dalla truffa dell’olio pseudo-taggiasco, viene alla luce una nuova indagine nella stessa categoria merceologica. Ci spostiamo dalla Liguria (coinvolta nella vicenda di qualche giorno fa) alla Puglia, dove hanno sede le due aziende ora sotto i riflettori: la Compagnia Olearia Italiana e Ladisa Ristorazione. Quest’ultima è (o meglio, era) responsabile del servizio alimentare nelle mense lombarde di polizia ed esercito.

L’accusa mossa a entrambe le aziende è di aver rifornito le forze dell’ordine con un olio ben diverso da quello pattuito: non solo difforme in termini di origine e modalità di produzione, ma contenente anche un fitofarmaco vietato dall’UE.

La doppia etichetta

olive

Sono ancora da chiarire le singole responsabilità delle due realtà baresi coinvolte nella truffa dell’olio. La Compagnia Olearia Italiana è il punto di partenza, poiché produce l’olio a marchio Sapio utilizzato nelle mense dell’Arma in Lombardia. Ladisa è il tramite, poiché si riforniva presso la Compagnia per poi portare l’oro verde sulle tavole che gestiva. Nell’inchiesta della Procura della Repubblica di Milano ci sono finite entrambe, sottoposte a diverse perquisizioni nelle ultime settimane.

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L’indagine è partita dalla segnalazione di un militare che, durante un pasto nella caserma di Santa Barbara a Milano, avrebbe notato la presenza di una doppia etichetta (una sovrapposta all’altra) su una bottiglia di olio. Quella sottostante parlava tedesco o riportava il marchio Penny, oltre che una diversa data di scadenza. Quella a copertura, invece, faceva riferimento alle caratteristiche di olio italiano richieste dai requisiti dell’appalto.

I controlli sul prodotto

La fornitrice pugliese si sarebbe giustificata spiegando che l’etichetta sottostante era stato “un mero errore di produzione”, aggiungendo che “per evitare di dover svuotare tutto il prodotto e rottamare tutte le bottiglie e i tappi è stata effettuata una rietichettatura del prodotto”. Ma controlli più approfonditi eseguiti sulle bottiglie di un’altra caserma milanese hanno messo in luce l’effettiva difformità non solo dell’etichetta, ma anche del prodotto contenuto nelle bottiglie, prontamente messe a fermo dal Ministero dell’Agricoltura. Non solo è stato riscontrato un problema di diversa origine e produzione, ma anche la presenza di phosmet, un fitofarmaco vietato in UE dal 2022.

Ladisa intanto si dichiara parte lesa, offrendo la massima disponibilità a collaborare nell’ambito delle indagini. L’azienda di ristorazione ha cancellato la Compagnia barese dall’elenco fornitori, denunciandola inoltre per truffa, frode in commercio e vendita di prodotti industriali con segni mendaci. Ciò non è bastato a mantenere la sua posizione all’interno delle mense, poiché nel frattempo il Ministero dell’Interno le ha revocato l’appalto.