Con il lockdown in Germania e la chiusura di bar e ristoranti sono a rischio 7,2 miliardi di export agroalimentare Made in Italy. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione dell’ìnizio del lockdown in Germania dove la chiusura di bar e ristoranti durerà almeno un mese.
“Una misura destinata ad avere un impatto sulle esportazioni di cibo e vino Made in Italy con il rischio concreto – sottolinea la Coldiretti – di una inversione di tendenza dopo che le spedizioni avevano fatto registrare un aumento del 7% nei primi sette mesi del 2020 nonostante le difficoltà. A preoccupare – continua la Coldiretti – sono in realtà le misure restrittive annunciate per la ristorazione in tutta Europa dalla Francia dove le nuove chiusura di bar e ristoranti in tutto il Paese sono in vigore dal weekend ma anche in Svizzera, Austria, Grecia e Inghilterra che è il quarto mercato di sbocco dell’italian food nel mondo dopo Germania, Francia e Usa”.
Le esportazioni agroalimentari nazionali – rileva la Coldiretti – avevano raggiunto nel 2029 il valore record di 44,6 miliardi di euro con un aumento del 3,5% nei primi sette mesi del 2020 che difficilmente sarà mantenuto a causa delle misure restrittive rese necessarie in molti Paesi per contenere il contagio. Un elemento di difficoltà che – sottolinea la Coldiretti – si aggiunge alla contrazione dei consumi interni con le vendite di cibi e bevande nel settore della ristorazione in Italia che sono praticamente dimezzate (-48%) nel corso dell’anno con un impatto drammatico a valanga sull’intera filiera, dai tavoli dei locali fino alle aziende agricole e alimentari nazionali.
“Per fronteggiare gli effetti della pandemia sull’export vanno aiutate le imprese a superare questo difficile momento e va preparata la ripresa con un piano straordinario di internazionalizzazione con la creazione di nuovi canali e una massiccia campagna di comunicazione per le produzioni 100% Made in Italy.” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “occorre superare l’attuale frammentazione e dispersione delle risorse puntando, in primo luogo, ad una regia nazionale attraverso un’Agenzia unica che accompagni le imprese in giro nel mondo con il sostegno delle Ambasciate dove vanno introdotti anche adeguati principi di valutazione delle attività legati, per esempio, al numero dei contratti commerciali.