Bolzano, 1925. Un giovane Alfons Loacker, classe 1901 e quindi appena ventiquattrenne, riesce in una piccola impresa: rileva l’attività di pasticceria in cui lavora fin da ragazzino, dà vita, con soli due dipendenti, alla sua impresa. Si specializza nella produzione del “Wafer di Bolzano”, dolce che ha già le sembianze del wafer come lo conosciamo adesso. Cento anni dopo, più della metà – il 56,5% – dei wafer consumati in Italia è a marchio Loacker, e l’azienda, ancora familiare, è un croccante impero che commercializza in più di centodieci paesi nel mondo e con un fatturato di 435,45 milioni di euro. Avrete capito che è ora per Loacker di dare via ai festeggiamenti del centenario, e cogliamo l’occasione per raccontarvi qualcosa di loro e del dolce che li ha resi famosi nel mondo.
Da dove nasce il wafer?
Come in molti casi nella storia della gastronomia, non esiste un momento preciso in un qualche geniaccio abbia avuto l’illuminazione di cuocere una pastella tra due ferri caldi ed abbia deciso di battezzare il dolce ottenuto col nome di wafer. È un consanguineo di un’ampia famiglia di preparazioni come le gaufre, gli waffle, le ferratelle abruzzesi o le cialde e brigidini toscani. Sicuramente però si deve all’austriaco Joseph Manner l’idea degli strati farciti di crema: siamo nel 1898, e il wafer come ce lo immaginiamo tutti è nato. A lui si deve anche l’intuizione che legherà indissolubilmente questo biscotto all’Italia: l’utilizzo di un ripieno di nocciole provenienti dalla Campania (secondo alcune fonti dalle aree tra Baiano e Nola), dando vita all’ormai mitico Napolitaner.
La svolta di Armin Loacker
Nel 1958 il figlio di Alfons, Armin, entra in azienda e già negli anni sessanta mette in opera due innovazioni fondamentali che decreteranno il successo di Loacker: l’installazione di un forno automatico industriale e l’innovazione delle nuove confezioni “salva freschezza”. Due idee che apriranno a Loacker le porte del mercato mondiale, poi conquistato anche grazie agli gnomi pasticceri e canterini, ormai sinonimi dell’azienda altoatesina.
A cent’anni dall’intuizione del fondatore Alfons, la terza generazione dei Loacker è saldamente al timone dell’azienda.
Così Ulrich Zuanelli, erede della tradizione di famiglia insieme a Martin e Andreas Loacker, racconta l’anniversario: “Il Centenario rappresenta per l’azienda e per la mia famiglia un traguardo importantissimo, frutto delle tante scelte coraggiose fatte nel tempo. A partire da quella di mio nonno, Alfons Loacker, di acquistare nel 1925 la piccola pasticceria dove aveva lavorato da ragazzo, per arrivare a quella di mio zio Armin Loacker, che nel 1974 spostò la produzione in un luogo ideale, ad Auna di Sotto a 1000 metri di altitudine, dove l’aria è più pura e la vista del monte Sciliar, oggi ancora presente nel nostro logo, ispirava tutti noi. È soprattutto grazie alle loro intuizioni che oggi, quando si parla di Loacker, si parla di un brand globale presente in tutto il mondo con un fatturato in continua crescita trainato in maniera significativa dall’export internazionale”.