Cassa integrazione per 615 dipendenti, quasi l’80 per cento della forza lavoro complessiva, a partire dal mese di maggio: questa la decisione di casa Freixenet, uno dei più importanti produttori di Cava, per far fronte alla siccità. Adeguamento strategico, insomma, freddo come solo i numeri sanno esserlo, per prepararsi a un calo previsto del 30% della capacità produttiva.
La cosiddetta pietra dello scandalo, dicevamo, è la crisi idrica che sta strozzando la regione di El Penedes e un po’ l’intera Spagna. Il cappio della siccità ha ad esempio già notoriamente mutilato la produzione di olio di oliva, con un calo del 56% nell’annata 2022/23 che ha innescato un aumento costante e deciso dei prezzi raffreddatosi solo nelle ultime settimane; e spinto più volte le autorità governative a razionare l’acqua sul territorio nazionale.
Cassa integrazione e siccità: il caso Freixenet e il futuro della viticoltura
La formula, d’altro canto, è davvero e spaventosamente semplice – niente acqua, niente vita. Nel parlare della decisione di ricorrere alla cassa integrazione Pedro Ferrer, amministratore delegato di Freixenet, parla di “misura eccezionale” determinata da “cause di forza maggiore”, e cioè la “crisi provocata dalla mancanza di materia prima derivata dalla forte siccità“: pare inevitabile, alla luce di tale lettura, chiedersi se questo particolare caso non finisca per rivelarsi, con il tempo, un prodromo di un problema sempre più radicale e pervasivo.
Parliamoci chiaro: i dati indicano che la produzione mondiale di vino si è arenata sui minimi storici, con la congiuntura climatica avversa che ha giocato un ruolo fondamentale nel determinare una contrazione di tale portata. Allo stesso tempo, è bene considerare che, stando a un recente studio dell’Università di Bordeaux, il 70% delle aree atte a viticoltura sono di fatto minacciate dall’imperversare del cambiamento climatico (con l’Italia, badate bene, in prima fila). In un futuro sempre più prossimo, in altre parole, potremmo assistere a un netto spostamento verso Nord del baricentro produttivo, a favore di zone come il Regno Unito meridionale: in questo scenario la mossa di Freixenet potrebbe pericolosamente passare da “misura eccezionale” determinata da “cause di forza maggiore” a una prassi sempre più comune.
Il piano di cassa integrazione, dovutamente presentato alle autorità locali che lo hanno a loro volta presentato all’attenzione dei sindacati, entrerà in funzione dal mese di maggio e non prevede, a oggi, una data di fine. Vale la pena notare, in chiusura, che nel corso del 2023 il gruppo Henkell Freixenet ha messo a segno un fatturato complessivo di 1,23 miliardi di euro, forte di una crescita del 4,1% su base annua.