L’Italia sarà l’unico paese a considerare il CBD una sostanza stupefacente: stop a oli e prodotti commestibili

L'Italia è l'unico Paese europeo a mettere fuori legge il CBD, composto che non ha nessun effetto drogante, rischiando di andare in contrasto con il mercato comune.

L’Italia sarà l’unico paese a considerare il CBD una sostanza stupefacente: stop a oli e prodotti commestibili

Il governo è tornato a inserire i prodotti a base di cannabidiolo (CBD, per gli amici) nella lista delle sostanze medicinali sotto stretto controllo in quanto contenenti stupefacenti. Parola chiave: “tornato”, che a quanto pare sta diventando un vizio.

Facciamo un poco di ordine, prima di tuffarci nella “ciccia” della vicenda: il CBD è di fatto uno dei principi della cannabis non stupefacente o “light” che dir si voglia, e pertanto NON incluso nelle Convenzioni Onu sulle sostanze narcotiche e psicotrope.

L‘Italia, tentando di impedire la libera vendita di prodotti come oli e gocce di CBD, è diventato l’unico Paese europeo ad avere messo fuori legge un composto che non ha alcun effetto drogante, e che per di più è in realtà noto per le sue proprietà terapeutiche. Ma d’altronde, come dice lo stesso ministro Lollobrigida: “Se devi farti una canna fattela bene”.

La decisione del governo, o la “seconda puntata”

cannabis-light-vietata-cia-si-oppone-dl

Fatta questa doverosa introduzione, a dare corpo alla notizia è il fatto che, nella giornata di sabato 6 luglio, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto del Ministro della Salute di Aggiornamento delle tabelle contenenti l’indicazione delle sostanze stupefacenti e psicotrope, che ha per l’appunto inserito nella Tabella B le “composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis“.

Cosa succederà nell’Europa del cibo, ora che Fratelli d’Italia ha vinto le Europee? Cosa succederà nell’Europa del cibo, ora che Fratelli d’Italia ha vinto le Europee?

Il risultato? A partire dal 27 di luglio i prodotti a base di CBD – oli, gocce e la stessa cannabis light – saranno acquistabili soltanto in farmacia e con una ricetta non ripetibile. Si tratta, come già accennato, di una “seconda puntata”: lo scorso agosto 2023 il governo aveva tentato una mossa analoga a quella appena spiegata, ma il decreto fu bloccato dal Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio.

Fu decisivo, all’epoca, il ricorso presentato dall’associazione Imprenditori Canapa Italia (Ici), poi per l’appunto accolto dal Tar del Lazio, che aveva eventualmente portato alla sospensione del decreto e riaprendo la porta al commercio dei prodotti. La sentenza definitiva del Tribunale, nel frattempo, è attesa per il prossimo 16 di settembre.

Secondo l’avvocato Bulleri, esperto del settore, si tratta di una vicenda dai connotati “surreali”, in quanto “c’era un giudizio del Tar in corso e il ministero avrebbe potuto portare le prove in suo possesso, per valutare nel contraddittorio se fossero evidenze scientifiche oppure no”. In altre parole “questo nuovo decreto denota la volontà dell’Italia di volerlo inserire per forza tra i medicinali stupefacenti quando sappiamo che è stato chiarito dalla Corte di Giustizia europea che non lo è”.

L’Italia rischia, dunque, di “andare in contrasto con il mercato comune, perché entro la fine del 2024 o l’inizio del 2025 l’EFSA dovrebbe autorizzare in Europa i cibi contenenti CBD, cosa che a questo punto avverrebbe in tutti i Paesi europei escluso il nostro, visto che noi lo considereremmo come un farmaco stupefacente”.