Il settore della pesca, così come il “gemello diverso” che anziché “coltivare” il mare coltiva i campi, deve inevitabilmente fare i conti con il futuro. Futuro che, è bene notarlo, passa anche e soprattutto per quella pietra angolare che è la sostenibilità – economica, senza ombra di dubbio, ma anche ambientale. Da qui la necessità di introdurre limitazioni che impediscono quello che potremmo definire il “liberi tutti”: il mare e i suoi abitanti sono una risorsa, e come tale è bene utilizzarla con un sensibile compromesso tra la necessità e la parsimonia.
Su queste note, nel corso degli ultimi giorni, il Consiglio Europeo si è trovato a dovere discutere delle possibilità e dei limiti di cattura nel contesto del Regolamento sulle opportunità di pesca nel 2024. Il verdetto è chiaro: una riduzione del totale ammissibile di catture per i gamberi e, più in generale, dello sforzo di pesca nel Mediterraneo occidentale. L’Italia, stando a quanto lasciato trapelare fino a ora, ha deciso di votare contro.
Pesca, sostenibilità, e il problema italiano
Sorprendente? No, non del tutto. Legittimo? Per carità, assolutamente. Non è certo la prima volta, d’altro canto, che l’Italia decide di pronunciarsi a sfavore di una data decisione delle autorità comunitarie in materia di pesca. L’esempio più lampante, e anche più recente, è stato il solitario no – nel senso che lo Stivale è l’unico Paese europeo a essersi opposto – alla pesca a strascico.
Pratica notoriamente pericolosa e dannosa per l’ambiente marino, la pesca a strascico è una metodologia di cattura grossolana ma efficace (almeno in termini di numeri, beninteso) che fondamentalmente consiste nel trascinare sul fondo del mare una grande rete in modo da assicurarsi un grande “bottino” con un colpo solo. Naturalmente tale rete, andando a grattare il fondale, finisce per strappare indistintamente anche alghe, specie non commerciabili e animali troppo piccoli per essere raccolti; innescando il fenomeno della desertificazione.
Il “no” dell’Italia, in quel caso, allungava le proprie radici in legittime preoccupazioni di carattere economico – le stesse che, immaginiamo, hanno animato questa più recente bocciatura ai nuovi accordi europei.
“Per il Mediterraneo abbiamo concordato di continuare ad attuare i piani di gestione multiannuale” ha detto il commissario alla pesca, il lituano Virginijus Sinkevicius. “I ministri hanno quindi deciso di continuare a ridurre del 9,5% lo sforzo di pesca”, cioè le giornate in mare “con reti a strascico e ridurre ulteriormente i limiti di cattura per i gamberi di acque profonde”.
Sui limiti massimi di cattura dei gamberi, la riduzione è del 3%, invece del 7% proposto dalla Commissione. “L’accordo estende il meccanismo di compensazione introdotto nel 2022, garantendo dal 4,5 al 6% di giorni di pesca aggiuntivi per i pescherecci a strascico, a seconda di quante misure di conservazione aggiuntive applicheranno gli Stati membri” ha concluso Sinkevicius.