Nella classifica dei Paesi che hanno beneficiato del Black Sea Grain Iniziative, l’Italia è al quarto posto per import di grano mais e olio di girasole. Si parla infatti del 6,3% delle esportazioni dall’Ucraina.
Tutto ciò grazie all’accordo Onu che ha sbloccato i flussi commerciali dai porti ucraini: uno dei tanti modi per cercare di aiutare una nazione messa in ginocchio per agricoltura e – ovviamente, data la situazione – non solo. E pensare che l’Ucraina, nel 2021 ovvero prima dell’inizio del conflitto, copriva il 46% dell’export mondiale già solo con la produzione di olio di girasole.
I dati ufficiali dai tre porti ucraini
Secondo i dati resi noti dal Centro Studi Divulga, l’Italia ha il 6,3% complessivo sul totale delle esportazioni ucraine di prodotti agricoli: grano, mais, olio di girasole. Sul podio si vedono Turchia con il 10%, la Spagna con il 18,3% e la Cina con il 24,3%. Si legge anche che, complessivamente e in un anno, hanno lasciato il territorio di guerra (dai porti di Chornomorsk, Yuzhny, Odessa) quasi 32,8 milioni di tonnellate di prodotti agricoli: 16,8 milioni di tonnellate di mais, 8,9 tonnellate di grano e 3,5 tonnellate di olio.
L’Italia
L’accordo è stato importante per il nostro Paese perché è “servito a limitare in parte la spinta inflattiva, comunque alimentata da altre variabili come energia e trasporti, e a garantire un costante approvvigionamento di quelle materie prime di cui il nostro Paese ha bisogno essendo non autosufficiente”. A spiegarlo è il Centro Studi Divulga, che aggiunge una nota specifica “sul mais per l’alimentazione degli animali, il grano tenero per la produzione di pane o biscotti o l’olio di girasole che viene utilizzato dalle industrie italiane, e che nei primi mesi del conflitto erano praticamente introvabili“.
Fonte Ansa