L’Italia è l’unico Paese europeo a difendere la pesca a strascico (ma ha perso)

La pesca a strascico sarà eliminata entro il 2030: l'Italia è stato l'unico Paese europeo a opporsi al divieto.

L’Italia è l’unico Paese europeo a difendere la pesca a strascico (ma ha perso)

Siamo i bastian contrari di Europa? Sì e no, tendenzialmente – ma in questo particolare caso si direbbe di sì. La questione merita un piccolo riassunto: lo scorso inverno la Commissione europea avanzò la proposta di eliminare in maniera graduale la pesca a strascico – operazione che, come dovrebbe ormai essere risaputo, è in grado di causare danni piuttosto ingenti al delicato ecosistema marino  a causa delle reti che vengono “trascinate” sul fondale – entro l’anno 2030. Il nostro ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida non l’ha presa bene, e sotto il suo vessillo si sono naturalmente schierati gli stessi pescatori italiani, evidentemente spaventati dall’idea di perdere parte del carico di lavoro (con guadagni annessi, è chiaro).

L’Italia rimane sola nella sua protesta: la pesca a strascico sarà vietata

francesco lollobrigida

Una battaglia apparentemente virtuosa ma che poggia su una torbidità di fondo – come accennato, i danni all’ambiente marino causati dalla pesca a strascico sono evidenti e ben documentati -, che tuttavia si è estinta in un solitario coro di protesta. Il Consiglio Agricoltura e Pesca, che di fatto riunisce tutti i Ministri del settore dei 27 Stati membri dell’Unione europea, ha infatti deciso di accogliere la proposta in questione della Commissione e varare il divieto alla pesca a strascico entro il 2030. Il testo è stato approvato da 26 Paesi su 27. No, non c’è un premio se indovinate chi ha deciso di opporsi.

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La protesta italiana, come accennato, è stata quasi esclusivamente impostata sulla tutela dei posti di lavoro: secondo gli enti del settore, il divieto alla pesca a strascico metterebbe a rischio l’occupazione di circa 7mila persone e gli introiti del 20% della flotta peschereccia italiana. Un taglio tragico, non c’è ombra di dubbio: viene da chiedersi, tuttavia, per quale motivo un settore di questo calibro si affidasse così tanto a una pratica notoriamente insostenibile e dannosa.

Lollobrigida ha chiesto che “vengano valutate le ripercussioni socio-economiche ed occupazionali delle misure e che venga affrontato il tema dell’illegalità” e spiegato di sentire il “dovere di tutelare un settore strategico per la nostra nazione”, ma non ha rilasciato dichiarazioni per quanto concerne la questione ambientale – pietra angolare dell’intera proposta della Commissione europea.

Come ampiamente accennato in precedenza, la pesca a strascico è una pratica che consiste nel trascinare sul fondo del mare una grande rete in modo da assicurarsi un grande “bottino” con un colpo solo. Il problema è che tale rete, “grattando” il fondale, finisce per strappare indistintamente anche alghe, specie non commerciabili e animali troppo piccoli per essere raccolti; danneggiando il fondale e innescando, nei casi più gravi, il fenomeno della desertificazione.