In Sicilia è iniziata la campagna di raccolta dei limoni e già all’orizzonte si figurano i primi problemi. Questo perché secondo gli agricoltori quest’anno la produzione sarà dimezzata. E non solo: quei pochi frutti che ci sono, saranno pure più piccoli del solito. Di sicuro una notizia che non farà piacere ad Antonino Cannavacciuolo, strenuo sostenitore dei limoni in ogni loro possibile declinazione.
A dare la notizia è stato Enzo Livoti, un produttore di verdello dalle parti di Carcellona pozzo di Gotto. Livoti ha ribadito che la produzione è praticamente dimezzata. A rincarare la dose ci ha poi pensato Salvatore Leotta, un altro agricoltore che ha parlato di una pezzatura dei frutti più piccola persino rispetto a un mese fa. Il che tradotto vuol dire che sarà più difficile vendere il prodotto.
Perché la produzione dei limoni è in difficoltà?
Se vi state chiedendo il perché di questo netto calo nella produzione dei limoni è presto detto. In realtà si tratta di una serie di fattori, alcuni purtroppo che si trascinano da anni e contro i quali i singoli agricoltori non possono fare nulla visto che richiederebbero una risoluzione di più ampio respiro nazionale e istituzionale.
Altri fattori, invece, si sono imposti negli ultimi anni. E al primo posto figurano i cambiamenti climatici. Leotta ha spiegato che il problema è nato a maggio, con le annesse sciroccate e la siccità con mancanza di piogge stagionali. Nelle campagne siciliane ormai da mese non cade una singola goccia d’acqua e le piante, per sopravvivere, producono frutti più piccoli, non potendo fare altrimenti.
Accanto alla siccità, poi, c’è il problema del maltempo devastante, fatto di improvvise e violente alluvioni, grandinate e bombe d’acqua. Giuseppe Di Silvestro della giunta della Sicilia Orientale ha annunciato di aver preparato una proposta per il Governo regionale in modo da destinare dei fondi del PSR Sicilia alle imprese in modo che possano adeguarsi anche dal punto di vista tecnologico con tecniche e strumenti innovativi.
Questo perché è fondamentale adottare i sistemi dell’agricoltura 4.0, altrimenti il comparto degli agrumi non potrà sopravvivere. Ovvio che non si possa prevedere e programmare come e quanto pioverà, ma si può agire per tempo (e non quando ormai i danni sono già fatti) in modo da permettere agli agricoltori di poter usufruire delle nuove tecnologie.
Enzo Livoti ha poi parlato del problema della pezzatura. Visto che i frutti sono più piccoli e che hanno un aspetto meno perfetto rispetto a quelli importati dall’estero, ecco che si rischia di venir soverchiati dai limoni di importazione che, esteriormente, appaiono migliori e che costano di meno, vista la minor spesa della manodopera. Senza contare, poi, gli eventuali danni causati dalle cosiddette “malattie da importazione”.
Alla luce di tali fatti, ecco che Giuseppe Di Silvestro ha annunciato che porteranno tutte queste problematiche all’attenzione dell’Assemblea nazionale Cia di fine mese. Quello che viene chiesto al Governo è di mettere in campo veri strumenti per combattere la libera concorrenza dei Paesi Extra UE:
- riduzione del costo dei lavoro nei campi (ma a patto che tale riduzione non ricada sui lavoratori)
- maggiori controlli in modo che in Italia entrino solo prodotti sottoposti a eventuali trattamenti fitosanitari permessi
- lotta contro il Mal secco, malattia che potrebbe interessare gli agrumeti della zona ionica. La sua espansione è favorita da diversi fattori: costi elevati di prevenzione, presenza di terreni abbandonati e mancata manutenzione di tali terreni