La domanda è “avevamo bisogno di una lingua elettronica per testare i cibi piccanti?”
La risposta sembrerebbe semplicissima, addirittura lampante, per chiunque (e siamo in tanti, lo ammetterete anche voi) abbia mai raccolto una sfida con gli amici a chi riesce a ingerire un peperoncino intero senza piangere, o cose simili.
Sì, in casi come questi, avremmo avuto davvero bisogno di una lingua elettronica (avremmo avuto anche bisogno di un pizzico di sale in zucca in più, ma si sa che adolescenza non fa rima con intelligenza).
In realtà, però, lo scopo della Washington State University di Pullman, negli Stati Uniti, che ha inventato la e-tongue, era leggermente diverso.
Il principio che sta dietro a questo esperimento è infatti quello di testare oggettivamente la piccantezza dei cibi, valutandone accuratamente le proprietà sensoriali, cosa in cui le papille gustative umane non sono particolarmente brave, visto che il cibo piccante può intorpidire la lingua.
La lingua elettronica, invece, simula la percezione della lingua umana della casaicina, uno degli alcaloidi responsabili della “piccantezza”. Il test portato avanti dall’università, e riportato sul Journal of Food Science, ha dimostrato come la e-tongue sia stata più efficace della lingua umana nel distinguere i diversi gradi di piccantezza e di gusto fra i cibi piccanti proposti.
Ora, fatichiamo a vederne le applicazioni pratiche (ma non siamo mica scienziati, noi), però ci viene in mente che un esperimento del genere potrebbe salvare molti adolescenti da sfide autodistruttive a chi mangia più peperoncini.
[Fonte: Journal of Food Science | Foto: Pixabay]