Il tasso di inflazione continua a crescere (e, secondo alcuni, lo farà ancora a lungo), registrando un incremento dell’indice generale pari al 3,8% secondo i dati relativi al mese di novembre diffusi da Istat: a rendersi protagonisti (in negativo) sono i beni energetici, che subiscono un rialzo del 30,7%, ma la variazione su base annua del cosiddetto “carrello della spesa” si ferma su di un più modesto +1,4%.
Non serve certo una laurea in economia per comprendere che, seppur in crescita, l’andamento di questo dato è abbondantemente al di sotto dei valori complessivi dell’inflazione. Secondo Carlo Alberto Buttarelli, Direttore Relazioni con la filiera e Ufficio Studi di Federdistribuzione, il merito è proprio del settore della distribuzione: l’impegno nel mantenere alti livelli di efficienza, unita a una concorrenza corretta e salutare, permette di mantenere alta l’attenzione verso il contenimento dei costi causati dai rincari sulle materie prime.
Il futuro, tuttavia, potrebbe portare con sé delle conseguenze piuttosto spiacevoli. Secondo Buttarelli, infatti, la tendenza positiva dell’inflazione “potrebbe avere maggiori conseguenze sul carrello della spesa a partire dall’inizio del nuovo anno. È quindi necessario continuare a monitorare quale sarà la portata e la durata degli aumenti che stanno coinvolgendo una serie di materie prime, valutando soluzioni opportune che tutelino il potere di acquisto degli italiani. Non possiamo infatti pensare che i rincari ricadano sulle famiglie, aggravando pesantemente i loro bilanci e rischiando di compromettere la ripresa dei consumi e in ultima analisi del sistema economico del Paese”.