Aggiungi un posto a tavola che c’è qualcuno in più. Peccato che il “qualcuno” in questione sia una squadra di ufficiali giudiziari, “armati” – si fa per dire – di un’ordinanza del tribunale che richiedeva il pagamento immediato di beni e servizi; e che la “tavola” di cui sopra sia quella del Rudloe Arms di Marco Pierre White. Ma che è successo? Uno scivolone da pare del primo alfiere di ogni chef rockstar che si rispetti? No, non proprio: stando a quanto lasciato trapelare dai colleghi del Daily Mail, che citano una fonte anonima, sarebbe tutto “merito” del figlio Luciano, la cui attività di ristorazione sarebbe crollata lasciando un buco di 300 mila sterline.
“Gli agenti delle forze dell’ordine sono entrati nell’hotel mentre erano presenti dei clienti” ha raccontato la fonte di cui sopra ai colleghi d’Oltremanica. “Marco sa come gestire un’attività di successo e i suoi amministratori non avrebbero mai permesso che una fattura non pagata arrivasse a questo punto, ma Luciano non sa praticamente nulla ed è evidente che sia lui che i suoi soci abbiano semplicemente ignorato le richieste di pagamento. Marco sarà furioso“. Ah, cosa non daremmo per essere una mosca in casa Pierre White in questo momento…
“Ehm, ciao papà… Hai presente quella storia del debito?”
A rendere ancora più caustica l’intera vicenda c’è da aggiungere che – sempre stando alla fonte a cui abbiamo accennato in apertura di articolo – gli agenti sarebbero arrivati al Rudloe Arms proprio perché lo stesso Luciano aveva fornito quell’indirizzo nei registri della Companies House. Sorpresa, papà!
Un poco di contesto, per intenderci meglio: Luciano Pierre White, 34 anni, ha aperto tre ristoranti nel periodo successivo alla pandemia. Suo padre, Marco, lo avrebbe aiutato a lanciare il primo, in quel di Dorchester; a cui Luciano avrebbe poi fatto seguito con nuovi tagli del nastro a Woking ed Exeter. Ebbene, tutti e tre sono colati a picco sotto il peso dei debiti, con il locale di Dorchester che ha riaperto solo di recente sotto una nuova gestione.
Vale poi la pena notare che, per supervisionare gli affari della sua catena, Luciano aveva collaborato segretamente con Dominic Chappel, imprenditore condannato a sei anni per frode fiscale e che, per legge, non avrebbe più potuto gestire aziende; e di recente – il mese scorso, a essere più precisi – richiamato in prigione per tale violazione delle sue condizioni di libertà condizionale. Un bel pasticcio, insomma; ma d’altro canto un Marco Pierre White che si gode comodamente la “pensione”, libero da mal di testa e disavventure, non ce lo vediamo proprio.