Discorso sempre pruriginoso, quello che si propone di attaccare la legge non scritta del “un bicchiere di vino al pasto non fa male” – un po’ perché porta al confronto con un granitico bagaglio di conoscenze e convinzioni radicate nella cultura (inter?)nazionale, spesso più supportate da retorica e intuito che da evidenza scientifica; e un po’ perché, più banalmente, ci porta a presentarci come i più pesanti dei guastafeste.
A muovere le braci, mai realmente distinte, del dibattito c’è Antonella Viola, professoressa Ordinaria di Patologia Generale presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova, intervenuta durante il Festival della Prevenzione della Lilt di Milano in cui si è discusso di infiammazione silente cronica e di tumori. La linea proposta dalla scienziata, a onore del vero, è sobria e brutale: verso il vino, e l’alcol più in generale, sarebbe bene adottare la più severa delle tolleranze.
Bicchiere di vino no, bicchiere di vino sì
Tagliamo la testa al proverbiale toro: alla domanda “ma l’alcol, vino naturalmente compreso, nuoce alla salute?”, la risposta non può che essere sì. Si tratta di una verità caustica, che potrebbe annoiare e infastidire e fare girare gli occhi e spingerci verso il sempreverde (e sempresterile) lamento del “tanto fa tutto male”; ma pur di verità si tratta. Il fatto che a livello sociale l’alzare il gomito sia tollerato e anche incoraggiato, a onore del vero, è un altro discorso.
Spesso e volentieri questa tesi, nella sua semplicità, viene confutata sventolando il vessillo del “consumo non significa abuso”, a sottolineare che il proverbiale bicchiere di vino ad accompagnare il pasto male, di fatto, non fa – basta non esagerare. Vale la pena notare, tuttavia, che le linee guida ufficiali del Ministero della Salute sono di tutt’altro avviso: a oggi, non si usano più “termini come “consumo moderato”, “consumo consapevole” o simili, che potrebbero indurre il consumatore in una certa indulgenza nel bere alcolici”, e questo perché “non è possibile identificare livelli di consumo che non comportino alcun rischio per la salute”.
Questo ci porta ai commenti della professoressa Antonella Viola, che in risposta alla tesi presentata da Maurizio Vecchi, direttore della gastroenterologia del Policlinico di Milano – “Una piccola dose nella dieta mediterranea ci può stare” -, risponde con chiarezza: “Invece no, è infiammatorio soprattutto per le donne”.
Vecchi ha poi spiegato che “l’idratazione facilita le funzioni regolari dell’intestino e l’eliminazione delle scorie pro-infiammatorie”, e ancora Viola ha risposto per le rime: “Allora dobbiamo bere solo acqua. Le bevande zuccherate e l’alcool indeboliscono la barriera intestinale e favoriscono l’infiammazione”. Il Corriere di Milano ha poi ripreso le motivazioni dell’intransigenza dell’immunologa: “Dobbiamo dire che secondo l’Organizzazione mondiale della sanità non c’è una soglia di protezione dell’alcol” ha spiegato Viola. “Non è possibile dire: “Se io bevo due bicchieri al giorno, non mi succede niente”. Il rischio poi è individuale. L’unica cosa che possiamo dire è che nelle donne è un po’ più pericoloso che negli uomini”.