Sono tempi duri per il vino italiano. La vendemmia 2023, ormai giunta alla sua naturale conclusione, ha fatto registrare una delle produzioni peggiori di sempre per il vigneto del nostro caro e vecchio Stivale, con i più recenti rapporti che indicano contrazioni addirittura superiori al 20% – una cortesia, questa, dovuta all’imperversare di eventi climatici avversi e anche e soprattutto alla peronospora, che nel corso degli ultimi mesi ha allungato la ombra su pressoché l’intera penisola.
E se è pur vero che la saggezza popolare ci insegna che nella botte piccola si trova il vino buono, è bene notare che è naturalmente anche necessario venderlo, il vino in questione. Qui il secondo capitolo delle difficoltà: oltre a una delle vendemmie peggiori di sempre e a stock in cantina ai massimi storici, anche l’export di vino italiano sta facendo registrare preoccupanti flessioni.
Un’occhiata all’export di vino italiano: la parola ai numeri
Affidiamoci, come di consueto quando si tratta di valutare esportazioni e importazioni, all’autorità dei numeri: stando a quanto riportato da WineNews, che ha preso in esame i dati Istat, a parità di volumi esportati il vino italiano ha fatto registrare un calo del valore pari all’1,9% su base annua durante i primi nove mesi dell’anno in corso.
I segni in verde, a onore del vero, sono pochi e sbiaditi: si segnala una timida crescita – per quanto riguarda il valore, è bene notare – in Germania, Regno Unito, Francia e Russia; mentre gli Stati Uniti, storico alleato e amico del vino italiano, continuano a fare registrare una perdita in doppia cifra. Un destino comune, quest’ultimo, anche all’ampio mercato asiatico.
Ma bando alle ciance, e diamo anche in questo caso una veloce occhiata ai numeri messi in gioco: come accennato i “vicini di casa” del Vecchio Continente hanno fatto complessivamente registrare una crescita, seppur timida; con la Germania, che fa +3,7% in valore, a 865,6 milioni di euro, ed il Regno Unito, a +3,5%, per 602 milioni di euro. Molto bene la Francia, che supera i 234 milioni di euro, con un robusto +13,8%, così come fanno i Paesi Bassi, a +4,5% per 171,7 milioni di euro, e la sopracitata e inaspettata Russia, che cresce del 13% superando di poco di 106 milioni di euro.
Dall’altra parte dell’Atlantico, però, la situazione è più grigia. Gli Stati Uniti, pur conservando lo scettro di primo mercato per il vino italiano, accusano un -9,9% che fa fermare il conto a 1,3 miliardi di euro, mentre il vicino Canada precipita addirittura del -17,4%, a 286,6 milioni di euro.
Difficoltà anche verso Est: il Giappone, prima roccaforte del vino italiano in Asia, fa -11,2%, a 140,4 milioni di euro; mentre la Cina cala del -11,5%, a 69,7 milioni di euro. In discesa anche Hong Kong (-2,8%, a 19,2 milioni di euro) e la Corea del Sud (-34,5%, a 37,8 milioni di euro).