Quello tra Bruxelles e gli agricoltori è un braccio di ferro che, nella sua amarezza, rappresenta la più urgente (fino a ora, beninteso) rappresentazione del futuro alimentare. Questione complessa e delicatissima, che raccoglie le (legittime, almeno in senso lato) preoccupazioni degli agricoltori, di recente tuttavia sfociate in condannabili scene di vandalismo e in richieste irragionevoli, e le fa scontrare contro il difficile ruolo delle autorità comunitarie, costrette a traghettare tra l’esacerbazione delle manifestazioni, la sempre più pressante sfida ecologica e i tentativi di manipolazione da parte – soprattutto – dell’estrema destra.
Il risultato lo abbiamo già intravisto qualche giorno fa, quando l’UE si è almeno in parte piegata a raccogliere parte delle (irragionevoli, come anticipato: come altro descrivereste chi pretende di accedere ai fondi ma si rifiuta di sottostare alle regole?) richieste degli agricoltori. Un sintomo di ciò che ci aspetta e che, secondo quanto riportato dal Financial Times, è di fatto già accaduto: in parole povere Bruxelles ha già cancellato l’obiettivo raccomandato di ridurre le emissioni di gas serra nell’agricoltura dalla sua ambiziosa tabella di marcia.
Il Vecchio Continente trema sotto le ruote dei trattori
La mossa delle autorità comunitarie non può che essere interpretata come una cessione atta a calmare la diffusione della protesta dei trattori – che, nel contesto nazionale, si sta preparando a “marciare” su Roma nei prossimi giorni – anche e soprattutto per evitare un vero e proprio esodo degli agricoltori verso le urne di estrema di destra alle elezioni per il Parlamento europeo di giugno.
A oggi – stando a quanto riportato, come già accennato in apertura di articolo, dai colleghi del Financial Times – risulta che la tabella di marcia su come ridurre le emissioni del 90% entro il 2040, che sarà pubblicata martedì dalla Commissione europea, non includa più un riferimento a un obiettivo di riduzione del 30% di metano, azoto e altri gas legati all’agricoltura.
Una netta e più che eloquente retromarcia, considerando che le attività agricole erano – a più riprese, a dire il vero; considerando che rappresentano il 10% delle emissioni complessive del blocco – state individuate dalle autorità europee come “uno dei settori chiave per ridurre le emissioni di gas serra dell’UE entro il 2040”.
È bene notare che, secondo una bozza visionata dal Financial Times, le autorità comunitarie avevano sottolineato la possibilità di ridurre un’ampia parte di tali emissioni riducendo gli sprechi alimentari, modificando la composizione chimica dei fertilizzanti e incoraggiando i consumatori ad allontanarsi dai prodotti provenienti da allevamenti intensivi.
Al momento, però, tali obiettivi sono stati fondamentalmente sacrificati per placare la protesta dei trattori. Il braccio di ferro continua: questa concessione porterà a un potenziale dialogo o farà da battistrada per richieste ancora più prepotenti?