Nell’architettare il futuro del Vecchio Continente l’agricoltura gioca il ruolo della pietra angolare. Nulla di necessariamente nuovo, a dire il vero: il dossier dedicato al settore primario è senza ombra di dubbio uno dei più scottanti per la Commissione, come ci ha ricordato solamente qualche mese fa la cosiddetta protesta dei trattori. Le “previsioni del meteo”, per così dire, indicano però un futuro ancora potenzialmente ricco di controversie: i rapporti scientifici più recenti indicano che l’Europa non raggiungerà i suoi obiettivi sul clima senza una tassa sulle emissioni del settore agricolo.
Ottmar Edenhofer, presidente del comitato scientifico consultivo europeo sui cambiamenti climatici, non ha alcun dubbio: è di fatto “quasi impossibile” raggiungere l’obiettivo proposto dalla Commissione europea di ridurre le emissioni del 90% entro il 2040 senza introdurre nuove imposte sulle emissioni agricole.
Il nodo dell’agricoltura e il rischio della strumentalizzazione
In altre parole il cibo, comprese le sue strategie e metodi di produzione, continua a profilarsi come oggetto di un amaro braccio di ferro tra Bruxelles e agricoltori, in uno scontro che anziché aiutare a intuire i connotati sempre più complessi del futuro alimentare rischia di essere archiviato come rumoroso garbuglio politico da silenziare con concessioni più o meno lungimiranti. Gli esempi, d’altro canto, si sprecano.
Le autorità europee avevano individuato nel settore agricolo, che rappresenta il 12% delle emissioni complessive del blocco, “uno dei settori chiave per ridurre le emissioni di gas serra dell’UE”. Le stesse autorità, una volta cinte nell’assedio dei trattori, erano state rapide nel far sparire le richieste di riduzione delle emissioni agricole. Braccio di ferro, per l’appunto, che rischia – com’è già successo – di essere strumentalizzato venendo raccontato come un più o meno romantico duello tra gli uomini della terra e il “Palazzo” cattivo e vagamente sinistronzo. Ma i dati, ahinoi, raccontano un’altra storia.
In una breve intervista ai colleghi del Financial Times Edenhofer ha spiegato che per raggiungere il sopracitato obbiettivo climatico l’UE dovrebbe ridurre le proprie emissioni di 171 megatonnellate di anidride carbonica ogni anno, più o meno equivalenti alle emissioni annuali di Paesi Bassi e Danimarca messi insieme. La chiave per riuscirci, per l’appunto, è quella di mettere mano a ciò che muove il mondo. L’elefante nella stanza, però, è davvero difficile da ignorare: come la prenderanno gli agricoltori?