L’etichetta che cambia colore quando la carne scade: allora non abbiamo davvero capito nulla?

Come funziona l'etichetta cambia-colore a clessidra che indica la freschezza della carne (e perché ci fa riflettere).

L’etichetta che cambia colore quando la carne scade: allora non abbiamo davvero capito nulla?

Ultimamente si è scritto parecchio su una “nuova” etichetta indica-freschezza sviluppata in Giappone per il mercato della carne. L’adesivo, a forma di clessidra a evocare inequivocabilmente il tempo che passa, cambia colore e diventa sempre più scuro a mano a mano che la carne contenuta nella confezione perde di freschezza. L’invenzione, di base, non è male e ci fornisce uno strumento comodo per evitare di buttare via il cibo. Triste però pensare che un prodotto così “prezioso” come la carne, di cui si incoraggia un uso limitato e di qualità, sia invece così a rischio spreco.

Come funziona l’etichetta a clessidra

Etichetta carne clessidraIl funzionamento dell’etichetta a clessidra, che indica una carne fresca (sinistra) e via via sempre più deteriorata, fino alla completa scadenza (destra).

Diciamo “nuova”, tra virgolette, perché l’invenzione dello studio di design giapponese TO-GENKYO è in realtà abbastanza stagionata. Se ne parlava già nel lontano 2009, ma né in Giappone né altrove l’idea sembra aver attecchito. È comunque interessante riprenderla perché, sebbene l’idea di fondo incoraggi un consumo alimentare più consapevole, attento e sostenibile, l’invenzione la dice lunga su quanto ancora lo spreco alimentare sia galoppante. Non solo, ma pensiamo anche alla sempre crescente spinta verso l’acquisto di carni più selezionate e di qualità (nel migliore dei mondi possibili, non dalla grande distribuzione), che di certo non richiederebbe l’utilizzo di uno strumento del genere.

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Comunque, come funziona ‘sta etichetta (peraltro, a quanto ne sappiamo, praticamente inutilizzata sia nel Paese del Sol Levante che altrove)? Semplice semplice. La forma a clessidra richiama l’idea del tempo che scorre, influenzando inesorabilmente la freschezza della carne contenuta nella confezione.

Il punto di partenza è un’etichetta bianca, immacolata, che si fa via via sempre più scura fino a quando il codice a barre non viene inglobato e reso illeggibile dall’inchiostro. Ciò indica ovviamente il completo stato di deteriorazione del prodotto, informazione importante sia per il personale del supermercato (che non lo potrà più vendere) che per i consumatori (che non lo potranno – e, immaginiamo, vorranno – più acquistare).

Preoccupati per la nocività dell’inchiostro sulla carne? Non temete: questo è realizzato a partire da colorante naturale ricavato dal cavolo viola – in effetti è questa la tonalità dell’etichetta – per cui non c’è alcun rischio per la salute. Non c’è alcun rischio neppure che l’etichetta venga adottata in UE: siamo ancora lì a discutere da anni sul Nutriscore, figuriamoci lanciarsi su un adesivo così innovativo.