Se vi diciamo fast food, che rispondete? Ci immaginiamo qualcosa tipo hamburger economici (anche se i prezzi di Mc & co. non sono più quelli di un tempo), cibo di non altissima qualità (e talvolta letale) e sorprese nei menù per bambini. E invece dall’altro lato della Manica c’è chi risponde diversamente. È Leon, il fast food fondato nel Regno Unito ormai vent’anni fa, ma che sbarca solo adesso in Italia. La catena di cibo rapido ma salutare (questa la loro declamata filosofia) ha inaugurato la sua prima sede tricolore, stabilendosi nella trafficata stazione Termini di Roma. Ma che si mangia in un fast food salutare? E che ne penseranno i romani e i viaggiatori di passaggio?
La proposta di Leon
“Why can’t fast food be good food?”, ci chiede la catena di ristorazione Leon sul suo sito web. Perché il cibo dei fast food non può anche essere cibo buono? La domanda è chiaramente provocatoria e Leon ci risponde infilando in menù tante proposte vegane e vegetariane (porridge preparati con bevande vegetali, muffin salati plant-based e piatti mediorientali per loro natura privi di carne), ingredienti biologici e pietanze che seguono il ritmo delle stagioni. Non manca la carne, anche se non svolge un ruolo primario (risalta il box di English breakfast con fagioli, bacon e uova – da galline allevate a terra, sottolinea la carta).
Che ci resta allora della nostra classica idea di fast food? Di certo l’atmosfera da pasto rapido, con ordinazioni in cassa scegliendo da menu retroilluminati a parete e orario di apertura continuato con conseguente accesso costante a opzioni da colazione, pranzo, merenda, ecc. quando ti pare e piace.
Fast food salutare: idea vincente?
Ma quindi è meglio degli altri fast food? Non possiamo rispondere in assoluto, ma l’intenzione e lo sforzo di differenziarsi ci sono. Cosa ne pensa la clientela, lo vedremo nei prossimi mesi; quello che sappiamo già è che il format non è nuovissimo (in Italia qualche anno fa ha iniziato ad aprire un locale dopo l’altro l’allora nuova catena Healthy Color), ma di certo non è la cosa a cui siamo più abituati.
Un altro dato che abbiamo, però, è che le diete con poca o niente carne e/o incentrate su prodotti stagionali (e quindi più attenti alla sostenibilità, da un certo punto di vista) si fanno sempre più strada, soprattutto tra le nuove generazioni. Il rapporto Coop di cui abbiamo parlato a inizio mese ci diceva che l’82% dei giovani ha già adottato o non esclude di adottare una dieta prevalentemente vegetale. Insomma, le basi per attirare l’attenzione di un certo target ci sono. Staremo a vedere come andrà.