L’enorme successo di Ethos, il ristorante che non esiste

Ethos è il ristorante del momento: pensate che apre le prenotazioni solamente alle 4 e 30 del mattino del primo lunedì di ogni mese.

L’enorme successo di Ethos, il ristorante che non esiste

Croissant a forma di dinosauro, gelato alle formiche (e sentiamo già l’eco dei gastroboomer incazzati), Elon Musk come bartender. Da Ethos tutto è possibile e quel che è possibile è perfetto: tanto brillante e succulento da apparire falso. A breve la nostra recensione: abbiamo prenotato per il 30 di febbraio.

Ethos si trova ad Austin, in Texas – o almeno questo è quello che la combo vetrina social e sito ufficiale vorrebbe farci credere. Ethos, di fatto, non esiste: immagini, testi, sito e tutto il resto è frutto dell’intelligenza artificiale. E c’è chi ci casca.

Ospiti, menu e obiettivi (reali) di Ethos

ristorazione

Gli indizi non mancano, come abbiamo accennato in apertura di articolo. Le foto pubblicate sul relativamente popolare profilo Instagram (circa 75 mila follower con tanto di doverosa spunta blu) e i contenuti del sito sono più che eloquenti: ospiti di eccezione come il patron di Tesla che per una sera si improvvisa bartender, Jeff Bezos che fa una capatina in cucina, e poi la mera esistenza di Giuseppe Fusilli, restaurant manager improbabile. E non abbiamo nemmeno ancora parlato dei piatti.

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Il sito fa del suo meglio per apparire convincente. Nei testi c’è un uso puntuale ma non esagerato di quelle belle parole piene di vento che i ristoranti amano pronunciare per darsi una certa aria di importanza – visione, nutrire corpo e anima, s o s t e n i b i l i t à -, una sezione per i menu e una per gli articoli dedicati. Non manca nemmeno la pagina per le prenotazioni, che aprono solamente alle 4 e 30 del mattino di ogni primo lunedì del mese. Osteria Francescana fatti da parte.

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E c’è chi ci crede, dicevamo. O almeno pare. C’è chi ipotizza che l’intero progetto sia una farm di follower che sarà eventualmente venduta a terzi, e chi pensa che l’obiettivo sia quello di spedire il traffico generato verso l’acquisto di merchandising a marchio Ethos. Parola chiave: “almeno pare”. E se anche gli utenti più creduloni fossero in realtà bot mossi da intelligenza artificiale?