Leila Kaouissi, la tiktoker anoressica diventa vittima dei suoi stessi follower

L'assurda vicenda di Leila Kaouissi, Tiktoker in fin di vita i cui follower attendono aggiornamenti, a costo di mettere un dubbio la sua reputazione di "influencer".

Leila Kaouissi, la tiktoker anoressica diventa vittima dei suoi stessi follower

La storia di Leila Kaouissi è simile a molte altre, purtroppo: un dramma che senza i riflettori amatoriali di TikTok forse non avrebbe “goduto” della stessa spettacolarizzazione. E non è così raro, altresì, trovare sui social network i disturbi del comportamento alimentare narrati in prima persona. Quello che distingue la vicenda della giovane, popolarissima e in cura per anoressia, bulimia e depressione, è l’atteggiamento dei suoi follower: odiatori seriali, in molti casi, che incitano la ragazza a produrre nuovi contenuti, volendo assistere alla sua malattia alla loro maniera.

La storia di Leila

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Ieri sera, persi nel loop auto-alimentante dei social media, abbiamo trovato un post per cui valeva la pena interrompere il compulsivo scrolling verso il contenuto successivo. Era una pubblicazione di Serena Mazzini (su Instagram serenadoe), che si occupa di piattaforme social. Il post parlava di Leila, una giovane ragazza dal seguitissimo profilo TikTok. Fino a qui, niente di strano. Se non fosse che Leila soffre di disturbi del comportamento alimentare e condivide sulla piattaforma cinese i retroscena della sua malattia.

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Leila non è la sola a sfruttare la realtà virtuale a questo scopo e non sta a noi sentenziare sul motivo per cui molte persone decidono di farlo, forse nella speranza che la loro “community” possa dare loro supporto. È vero, sono molti i messaggi di affetto che leggiamo sotto le sue foto e video. Commenti che non fanno che alimentare un circolo vizioso di dipendenza dai social e scollamento dalla realtà.

Quello che ci lascia esterrefatti è l’altra faccia della medaglia, quella del voyeurismo, della mercificazione della persona per creare contenuti su contenuti e attirare l’attenzione morbosa del pubblico dietro lo smartphone. Quella delle dirette stile maratona Mentana per raccontare lo stato di salute di una ragazza come se fosse un affare pubblico, e non una dimensione estremamente intima che lei e lei soltanto può decidere di condividere o meno.

Continuiamo a leggere il post di Serena, ci informiamo anche noi e ci sembra di essere catapultati in una realtà distopica, in un episodio di Black Mirror. Esistono pagine intere dedicate a Leila. Esistono commenti (per non parlare di quelli che sono sicuramente stati cancellati) che la aggrediscono, la chiamano attrice, le chiedono di filmarsi mentre mangia questo o quell’altro piatto. C’è chi si sente in diritto di pretendere delle notizie, come se Leila fosse sua sorella – e anche se lo fosse, di certo non potrebbe pretendere di entrare a gamba tesa nella vita privata altrui. Non abbiamo consigli da dispensare a Leila; per quello ci sono le équipe mediche che la seguono. Ciò in cui ci piacerebbe sperare è di ritrovare l’umanità che i social ci stanno aiutando a perdere una volta per tutte.