Le pugliesi con le mani in pasta non ballano più. E non impastano nemmeno; o almeno, non lo hanno fatto per qualche ora. Siamo a Bari Vecchia, nella via dell’Arco Basso, ormai nota per le pastaie che lavorano en plein air le orecchiette, poi vendute ai turisti ipnotizzati dal rito manuale. Ma alla fine della scorsa settimana i ripiani della famosa viuzza del capoluogo pugliese sono rimasti vuoti e le signore dietro di essi a braccia incrociate. Il motivo? Riassumendo, l’annuncio del sindaco della città, Vito Leccese, che comunica la necessità di controlli su questa attività tenuta in vita da generazioni, ma senza alcuna regolamentazione. Ma risaliamo al bandolo della matassa.
L’orecchiette-gate
Si intrecciano più motivazioni dietro lo sciopero delle orecchiette e delle donne baresi che le preparano ogni giorno per il piacere visivo e palatale dei turisti che accorrono appositamente nella via dell’Arco Basso. È iniziato tutto grosso modo quest’estate, con la denuncia da parte di un turista di una presunta truffa alimentare: le orecchiette vendutegli come artigianali sarebbero state in realtà industriali. Segue un nuovo problema tema cibo nelle stesse zone, ovvero la messa in luce di home restaurant improvvisati dalle scarse condizioni igieniche raccontati, tra gli altri, dall’inchiesta di Mi manda Rai Tre.
L’orecchiette-gate, dalle questioni sfaccettate, ha da subito attirato l’attenzione del neoeletto sindaco di Bari, Vito Leccese. Il politico ha immediatamente detto la sua sulla vicenda, annunciando controlli sulle varie attività legate al tipico formato di pasta. “La strada delle orecchiette esercita un richiamo turistico straordinario“, afferma Leccese, che però aggiunge: “tutto ciò va salvaguardato, unitamente alla tutela dei consumatori e degli acquirenti“. Tradizione e rispetto della legge quindi – ci sembra lineare – per un’attrazione turistica tollerata ma non messa nero su bianco.
La risposta delle orecchiette
La risposta delle signore delle orecchiette è stata chiara: la pasta che vendono è artigianale, ma consegnata già essiccata per consentire ai turisti di portarla a casa intatta, anche dopo un lungo viaggio. Rimane il sospetto sollevato dal ritrovamento di scatoloni di pasta industriale nelle vicinanze della celebre via delle orecchiette, ma le pastaie mantengono la loro posizione e definiscono le accuse come “solo fesserie”.
La protesta che le ha viste rifiutarsi di allestire i soliti tavoli con le orecchiette, su cui lavorano la pasta a mano dal vivo, è terminata nell’arco di mezza giornata, ma le depositarie dell’antica tradizione lasciano intendere che non è finita qui. Nunzia, in qualche modo portavoce delle pastaie baresi, incita così il Comune: “Dateci disposizioni, noi siamo pronti ad accoglierle perché vogliamo lavorare in maniera serena”.