Le regioni più virtuose sul biologico in Italia non sono quelle che vi aspettereste

Secondo gli Stati Generali della Green Economy, l'Italia sta facendo un buon lavoro in termini di ecologia e sostenibilità. Vale anche per il bio, in regioni che forse non vi aspettereste.

Le regioni più virtuose sul biologico in Italia non sono quelle che vi aspettereste

Sapete come sta messa l’Italia in termini di biologico? Secondo i dati bene, molto bene. Siamo al terzo posto in Unione europea per estensione totale delle colture biologiche e quarti in termini di mercato. E nello Stivale su quali regioni scommettereste? Se vi dicessimo che sono proprio il tacco e l’isola più grande a posizionarsi per prime? Ci arrivano interessanti informazioni in merito dagli Stati Generali della Green Economy 2024, in corso tra ieri e oggi a Rimini. Capiamoci di più.

Quanto è ecologica l’Italia ad oggi?

Agricoltura

Abbiamo dato un’occhiata alla relazione sullo stato della green economy 2024 presentata ieri in Romagna in apertura degli Stati Generali. In intro accennavamo al bio, ma chiaramente c’è molto di più. Ci sono fonti rinnovabili, energia circolare e mobilità sostenibile, insieme al tema sempre più innegabile (ma davvero dobbiamo sottolinearlo?) dei cambiamenti climatici e dei disastri che questi provocano.

Il Ministero dell’Agricoltura darà 40mila euro a chi creerà il marchio “Biologico italiano” Il Ministero dell’Agricoltura darà 40mila euro a chi creerà il marchio “Biologico italiano”

E l’Italia come sta messa? Non male, a dire la verità. Nel 2023 le emissioni di gas serra sono diminuite di oltre 26 milioni di tonnellate (più del 6%), l’elettricità da fonti rinnovabili ha superato il 44% della produzione complessiva e ci siamo posizionati come leader in Europa per il tasso di riciclo dei rifiuti. Ma c’è un però (anzi, diversi), ad esempio il fatto che prosegue il consumo di suolo e che rimaniamo il Paese europeo con più automobili in assoluto (694 ogni 1.000 abitanti).

E il biologico?

Gli Stati Generali della Green Economy non possono prescindere dalla questione del biologico, un approccio che permette di tutelare i suoli e la biodiversità. A casa nostra ce la caviamo bene: alla fine dell’anno scorso, la somma delle aree certificate bio e di quelle in conversione era pari a 2.456.019 ettari, che segnano un aumento del 4,5% rispetto al 2022 e dell’86,5% nell’ultimo decennio. Ed è il Sud a dare il meglio di sé, lì dove si concentra il 58% della superficie biologica nazionale. Sul podio, dall’oro al bronzo, troviamo Sicilia, Puglia e Toscana, eccezione che conferma la regola.

Che il Mezzogiorno sia l’area italiana più bio di tutte potrebbe sorprendere – o forse no: d’altronde sono terre da sempre vocate all’agricoltura, che coltivano prodotti di qualità. Ma ci viene anche in mente la piaga sociale del caporalato che associamo – erroneamente, perché si espande a macchia d’olio – proprio alle regioni del Sud e all’idea della quantità sulla qualità. Ma i dati parlano chiaro.

Ora non resta che raggiungere l’obiettivo del 25% di coltivazioni biologiche sulla superficie agricola utilizzata (SAU) entro il 2030, come indicato dalla strategia Farm to Fork della Commissione europea. A oggi siamo al 19,8%, già sulla buona strada.