Le prugne secche sono una buona idea se si prende la pillola anticoncezionale: dite agli uffici stampa che si fa così

Smettetela di guardare le prugne secche in quel modo: servono anche per ridurre i rischi legati ai contraccettivi orali. Dice uno studio finanziato dalle prugne secche stesse.

Le prugne secche sono una buona idea se si prende la pillola anticoncezionale: dite agli uffici stampa che si fa così

La comunicazione gastronomica fa passi da gigante, di certo più della ricerca. Tanto dobbiamo ammettere nel ricevere il routinario comunicato dall’ufficio stampa delle Prugne della California, iperattivo, che questa volta però fa strabuzzare gli occhi. Apprendano i colleghi delle agenzie e i PR di ogni prodotto da pubblicizzarsi: le prugne essiccate aiutano a ridurre gli effetti collaterali dei contraccettivi orali nelle giovani donne.

La notizia riprende uno studio, che ve lo diciamo a fare, pubblicato sul giornale Current Developments in Nutrition: le prugne secche ridurrebbero gli effetti indesiderati della pillola anticoncezionale sulla salute delle ossa. Che questo frutto facesse bene alla salute (e alle ossa in particolare) lo sapevamo già, ma se guardiamo il nome dell’ente che ha finanziato il progetto comprendiamo quanto sia bene ribadirlo. D’altronde non deve essere facile essere associati continuamente alla stitichezza.

Lo studio sulle prugne secche (e l’ente che lo ha finanziato)

Prugne secche

L’obiettivo dello studio in questione era determinare se l’assunzione giornaliera di 50 grammi di prugne secche nell’arco di un anno potesse ridurre la perdita di densità ossea o addirittura aumentare la crescita delle ossa nelle donne che assumono contraccettivi orali. Il target erano individui di sesso femminile di età compresa tra i 18 e i 25 anni. L’ente che ha finanziato il progetto? Ve lo diciamo? Va beh, ve lo diciamo. L’investimento è stato fatto dal – rullo di tamburi – California Prune Board, l’organismo rappresentativo dei coltivatori e confezionatori del frutto viola simbolo del soleggiato Stato a stelle e strisce. Ora, lungi da noi mettere in discussione la veridicità dell’articolo (che riporta tanto di dichiarazione sull’assenza di conflitto di interessi), ma lo sapete, ci piace cercare il pelo nell’uovo (o nella prugna, in questo caso) e spesso lo troviamo.

I risultati

Lo studio è stato condotto su novanta donne suddivise casualmente in tre gruppi: un gruppo di controllo che non faceva uso di contraccettivi orali, un gruppo che assumeva contraccettivi orali ma non consumava prugne secche e un terzo gruppo che prendeva la pillola anticoncezionale e a cui è stato chiesto di mangiare 50 grammi di prugne secche per un anno. I risultati dimostrano che coloro che assumevano la pillola, ma non avevano consumato la porzione giornaliera di prugne secche, presentavano una minore densità ossea nella porzione distale della tibia.

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Le ragioni, come affermano gli stessi scienziati e il California Prune Board, non sono chiare. Certo è che questo frutto, in versione disidratata o non, contiene diverse vitamine e nutrienti con funzioni antiossidanti, in particolare la vitamina K. Di studi simili ne erano già stati fatti altri, anche incentivati dalla stessa organizzazione californiana. Uno risalente al 2016 riguardava in particolare le donne in menopausa; lo leggiamo dal sito della Fondazione Italiana Ricerca sulle Malattie dell’Osso, che riporta dallo studio una quantità consigliata di 100 prugne secche al dì. Noi non siamo scienziati, per carità, ma un tale quantitativo di prugne secche contiene 38 grammi di zucchero e la dose giornaliera consigliata (dall’OMS, non da noi) è pari a circa 55 grammi per le donne. Noi vi abbiamo fornito i dati, traete voi le vostre conclusioni.