Italiani? Amiamo la pizza surgelata. Beninteso, siamo la “pizza-police” del mondo, dai giudizi sempre autorevoli in quanto appartenenti a un popolo eletto, e unici potenziali dispensatori di patenti di pizzaioli. Poco avvezzi a basarci sulle concretezze della storia, vedi la sonora bocciatura del nostro comitato di igiene pizzettara nei confronti dell’ananas e l’atteggiamento magnanimo verso la wurstel e patatine che piace alle creature, ma più votati alla nostalgia, alle madeleine evocative di mamme, nonne e nonne e trisavole varie, tutte ovviamente lievitiste illuminate che Pepe e Martucci scansatevi.
Un pubblico difficile, che anche quando si tratta di scongelare una pizza da mangiare davanti alla tv ha le sue pretese, e non c’è gourmettaro con cui abbia scambiato due parole che non abbia la sua personale, e argomentatissima, classifica di pizze surgelate. Altroconsumo prova a dare un po’ di ordine al caos delle opinioni con il suo strumento di comparazione che, contando ora ben 164 pizze assaggiate, è sicuramente l’archivio più nutrito da cui trarre ispirazione.
Come valutare una pizza del surgelata?
Scorrendo l’elenco delle pizze testate, salta subito all’occhio la grande eterogeneità dei prodotti assaggiati. Basse, alte, morbide, croccanti, pinse, anche prodotti senza glutine: va da sé che sarebbe impossibile fare confronti basandosi sull’attinenza o meno ai parametri di uno stile -come la croccantezza di una scrocchia o la morbidezza di una napoletana- sulla stesura o le scelte degli ingredienti.
Altroconsumo ha quindi optato per un sistema di parametri i più oggettivi possibile, basato sul tanto vituperato sistema europeo Nutriscore, in cui ad aspetti come la valutazione nutrizionale, presenza di additivi, grado di trasformazione (e relativi ingredienti ultra-processati utilizzati), presenza di verdure ed equilibrio di nutrienti viene attribuito un valore specifico, per arrivare fino a un massimo di cento. Un sistema di valutazione certamente condivisibile, ma quanto di più lontano dalle considerazioni “de panza” più istintive e irraggionevoli con cui il gastrofregno fa le sue scelte nella camera caritatis del junk food, lontano da orecchie indiscrete: i risultati si preannunciano quindi passibili di discussioni animate.
Pizze surgelate italiane: bene ma non benissimo
Partiamo da un primo dato: nessuno dei prodotti assaggiati si attesta nella fascia del “molto buono”, raggiungibile con un punteggio uguale o superiore a ottanta e solo le prime nove pizze rientrano nella categoria “buono”, dai sessanta ai settantanove punti. Coerentemente con il meccanismo di votazione, vince una pizza molto semplice, di un marchio dalla fanbase decisamente affezionata: è la marinara “La numero uno” di Italpizza, unica a sfondare il muro dei settanta punti, che si aggiudica anche la menzione “miglior composizione” così come la seconda classificata, la “Bio pizza alle verdure con grano Kamut” di Esselunga, salvata dall’abbondante dose di zucchine, peperoni e melanzane. Stupisce Findus, che con la sua linea “presentata” dal camaleonte Carletto dei Sofficini si aggiudica il podio e anche due prodotti nella fascia più alta.
I nomi noti tra le pizze del supermercato
Al netto della performance di Italpizza, prevedibile vista la specializzazione dell’azienda, che oltre alla vittoria ha anche il maggior numero di referenze assaggiate (ben diciannove, seguita dalle quattordici dell’insospettabile Tre Mulini, marchio di Eurospin), ho voluto vedere come se la sono cavata un paio di vip del settore, che si sono di recente lanciati sul mercato delle pizze surgelate, e non gli è andata benissimo. Il primo è Renato Bosco, che ha firmato in con Roncadin la “Extra Voglia classica a bordo altro Margherita”, che se la cava con un modesto quarantasei (ma che noi, basandoci su valori più gastronomici, avevamo apprezzato), poco oltre la soglia che Altroconsumo considera “accettabile”. L’altro è Antica pizzeria da Michele, che ha affidato alla stessa Roncadin il progetto di diffondere nei freezer degli italiani la sua storica ruota di carro, che per un solo punto si risparmia l’umiliazione di entrare nella categoria “scarso”, con un quaranta risicatissimo.
Un lavoro apprezzabilissimo quello di Altroconsumo, che fornisce un’interessante fotografia sullo stato della pizza surgelata in Italia, ma l’approccio giustamente scientifico scelto dalla testata e basato su freddi numeri mal si presta ad affrontare la totale irrazionalità suscitata dai discorsi sulla pizza.