Tre pesche in una confezione regalo, alla modica cifra di 80 sterline (circa 95 euro, tanto per intenderci). Succede da Harrods, nel pieno cuore di Londra. Che non si tratti di pesche qualunque è più che evidente, insomma: si tratta infatti di frutti coltivati nella prefettura di Fukushima. Sì, proprio dove nell’ormai lontano marzo del 2011 si è tenuto il famigerato disastro nucleare.
Il destino delle pesche, l’avrete intuito, è d’altronde legato a doppio filo con i problemi del passato. Si tratta di fatto della prima volta che questi particolari frutti vengono venduti in un negozio al dettaglio in Gran Bretagna: ma come mai proprio adesso, e perché con questi prezzi?
Dal disastro nucleare alle pesche da Harrods, passando per Lamberto Sposini
La loro messa in vendita da Harrods è da intendersi come parte di una campagna portata avanti dalla Tokyo Electric Power Company, e che punta a promuovere il cibo proveniente dalla prefettura di Fukushima. L’idea, come brevemente accennato in apertura di articolo, è quella di aiutare i produttori e le aziende del posto a riprendersi dai disastrosi eventi del marzo 2011.
Stando ai numeri divulgati dal Ministero dell’Agricoltura giapponese, Fukushima è il secondo produttore di pesche del Paese del Sol Levante, con una quota complessiva del 26%. Il famigerato disastro nucleare, tuttavia, ha comprensibilmente intaccato la loro reputazione e fondamentalmente paralizzato le vendite. Non vi sa di dèjà vu, di già visto?
I nostri lettori più attenti ricorderanno come, poco più di un anno fa, numerosi Paesi del blocco asiatico ritennero opportuno bloccare le importazioni di pesce e altri prodotti ittici provenienti dalle acque limitrofe all’impianto nucleare di Fukushima. In un braccio di ferro accompagnato anche e soprattutto da una martellante propaganda, il premier giapponese decise di calmare gli animi mangiando in diretta tv il pesce “incriminato. Un po’ come fece Lamberto Sposini, ecco.
Allo stesso modo, la messe in vendita in quel d’Oltremanica delle pesche nipponiche è stata preceduta da una degustazione. L’obiettivo dichiarato era naturalmente quello di “dimostrare quanto siano dolci e succose le pesche della zona”, ma l’intento era anche e soprattutto quello di convincere i più scettici o cauti. Nulla da temere: d’altronde lo dicono anche Elon Musk e Donald Trump.