Pensatelo un po’ come a un “essere o non essere” particolarmente ricco di amido. A vestire i panni di Amleto è il comitato delle massime autorità alimentari degli Stati Uniti d’America, che comprende rappresentanti dell’USDA e del Dipartimento della salute e dei servizi umani e che in questi giorni sta tracciando le linee guida per una corretta alimentazione per il 2025. Tali linee guide organizzano gli alimenti in cinque categorie più o meno familiari – latticini, frutta, cereali, proteine e verdure -, ma il dibattito si è incagliato su dove dovrebbero essere inserite le patate.
Patate che, fino al sopraggiungere di questa particolare impasse, erano di fatto considerate verdure – tanto che, insieme ai pomodori, governavano il podio dei consumi a stelle e strisce. Dati alla mano, si è calcolato che nel corso del 2019 l’americano medio abbia mangiato circa 50 libbre (grossomodo equivalenti a 22,6 kg) di patate, con la comoda e golosa versione fritta che – è bene notarlo – viene puntualmente presa in considerazione nei conteggi.
Aspettate che scoprano che il pomodoro è un frutto…
La proposta avanzata dalle autorità americane è quella di muovere le patate dalla categoria delle verdure a quella dei cereali, del riso e di altri carboidrati. “Il comitato vuole assicurarsi che tutti ricevano abbastanza nutrienti, sia che mangino più patate, pane o fagioli” si legge in un articolo del Wall Street Journal che racconta la faccenda in questione.
L’idea è legittima, e potrebbe essere comodamente riassunta nella volontà di classificare con maggiore attenzione le sostanze nutrienti così da potere creare linee guida più puntuali e, perché no, più efficaci. Come avrete tuttavia intuito, c’è un grosso “ma”: i gruppi commerciali che rappresentano entrambe le classificazioni in ballo – il National Potato Council e il The Grain Chain – si sono infatti sonoramente espressi a sfavore del cambiamento.
Emblematico, in questo caso, l’intervento dell’amministratore delegato del National Potato Council, Kam Quarles, durante un’audizione del comitato. “Sebbene l’NPC sia sensibile ai bisogni e alle culture individuali, esortiamo il Comitato a riconoscere che una patata non è un cereale”, ha affermato.
“Le patate sono la verdura più prodotta negli Stati Uniti. Le verdure e i cereali amidacei sono due gruppi alimentari molto diversi che svolgono ruoli nettamente diversi nel fornire nutrienti alla dieta” ha proseguito Quarles. “La ricerca mostra che le diete ad alto consumo di verdure, comprese le patate, promuovono risultati complessivamente salutari”.
Pur riconoscendo la generale necessità di aumentare il consumo di verdure, Quarles è dell’idea che una nuova categorizzazione delle patate non possa aiutare a raggiungere questo obiettivo. “Il suggerimento di riclassificare le patate come non vegetali non è fondato su alcun parametro scientifico”, ha continuato. “Questa nozione non supportata, se messa in pratica, confonderà i consumatori, potrebbe comportare carenze nutrizionali e anche una diminuzione del consumo di verdure. Chiediamo al Comitato di evitare questo esito caotico e di continuare a riconoscere il fatto che le patate sono un ortaggio”.