Le mucche allevate appositamente per emettere meno metano sono quasi realtà

Per tamponare il metano emesso dagli allevamenti alcune aziende stanno provando ad allevare mucche a "emissioni ridotte".

Le mucche allevate appositamente per emettere meno metano sono quasi realtà

I nostri lettori più attenti si ricorderanno della famigerata “tassa sui rutti”, simpatico nomignolo diventato di uso comune per indicare l’iniziativa presa della autorità governative della Nuova Zelanda di tassare in maniera specifica gli allevamenti intensivi e le emissioni da qui derivanti. Al di là dell’ilarità intrinseca al nomignolo, la cosiddetta “tassa sui rutti” è utile per mettere a fuoco la natura stessa del problema; e cioè che le emissioni di metano in questione derivano di fatto dalla digestione dei nostri amici bovini. Da qui l’intuizione di Ben Loewith, allevatore di terza generazione attivo in quel di Lynden, in Ontario, che la prossima primavera accoglierà alcune delle prime mucche – o i primi vitellini, a essere precisi – a essere state allevate con uno specifico obiettivo: quello di emettere meno metano.

Diciamo “emettere” che “ruttare” pare brutto

carne

Nel mese di giugno Loewith prese a inseminare artificialmente una batteria di oltre cento mucche con il primo seme di toro immesso sul mercato con un tratto genetico atto ad abbassare il contenuto di metano nelle “emissioni“. Eh sì, che d’altronde come abbiamo accennato in apertura di articolo i rutti sono la principale fonte di emissioni di metano per quanto concerne gli allevamenti di bestiame: l’introduzione di operazioni genetiche di questo genere potrebbe rappresentare uno strumento chiave per tamponare una delle principali cause del cambiamento climatico.

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“Tamponare”, sia chiaro; che d’altro canto smettere di mangiare carne rimane ancora la scelta più efficace – e al contempo una delle più impopolari: ogni promozione di questo tipo è una sorta di suicidio politico. Ma torniamo a noi: Semex, l’azienda che ha venduto a Loewith il seme di toro in questione, ha affermato l’adozione del tratto a basso contenuto di metano potrebbe ridurre le emissioni della mandria di mucche da latte canadese dell’1,5% all’anno e fino al 20-30% entro il 2050.

Naturalmente non mancano le voci discordanti: Reuters parla di “funzionari dell’industria lattiero-casearia” che guardano con sospetto all’allevamento di queste mucche dai “rutti più puliti”, affermando che potrebbero essere indebolite da problemi di digestione. È bene notare, per di più, che a oggi il governo canadese non offre alcun tipo di incentivo per l’allevamento di bovini “a basso contenuto di metano“.

L’entusiasmo di Loewith, nel frattempo, pare contagioso: “L’allevamento selettivo per ottenere emissioni più basse, a patto che non vengano sacrificati anche altri tratti, sembra una vittoria facile per tutti” ha commentato. “Se dovessimo decidere di seguire questa strada, generazione dopo generazione, l’impatto diventerebbe sempre più notevole”.