Le etichette fanno al vino più danni dei dazi, dice Lollobrigida: i produttori sono d’accordo?

Il ministro Lollobrigida non molla: la "criminalizzazione del vino" è un problema anche più grande dei dazi.

Le etichette fanno al vino più danni dei dazi, dice Lollobrigida: i produttori sono d’accordo?

Il Vinitaly 2025 si terrà alla Fiera di Verona dal 6 al 9 aprile, e un evento di presentazione, “Vinitaly Preview: l’eccellenza del Made in Italy a Bruxelles” si è tenuto a Bruxelles, presso la residenza dell’Ambasciatore italiano in Belgio Federica Favi.

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Un’occasione per rivolgersi agli operatori del settori belgi, così come alle istituzioni e alla stampa, dando un’anteprima del più importante evento dell’anno per il vino italiano, a cui hanno partecipato -tra gli altri- il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.

La criminalizzazione peggio dei dazi

lollobrigida bruxelles

A un incontro dedicato al mercato del vino, si può già intuire quale sia l’argomento principe delle discussioni: i dazi minacciati da Trump. Ancora non si hanno certezze al riguardo, ma dopo aver paventato deliranti percentuali del 200% sul vino europeo, sono in molti a guardare con preoccupazione al futuro di uno dei principali mercati per il nostro vino, e che fino all’anno scorso ha segnato una crescita record.

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Il ministro del Masaf, in una dichiarazione rilasciata durante l’evento, non ignora la questione: “Per noi il vino è un prodotto dalle grandi qualità. In questo momento è da proteggere dai rischi dei dazi, ma le guerre si fanno in due. E vanno evitate. Quindi l’auspicio è che l’Ue sia all’altezza e che l’alleato strategico sia all’altezza”.

Ma un evento del genere e con un pubblico così internazionale era un’occasione troppo ghiotta per Lollobrigida per non tirare fuori uno dei suoi cavalli di battaglia: la difesa del Made in Italy dagli attacchi esterni. “Ma un elemento che è più pericoloso di qualsiasi dazio è la criminalizzazione del vino -avverte il ministro-  è una battaglia su cui anche le forze politiche nazionali devono trovare un punto d’incontro”.

La domanda che ci poniamo è cosa ne pensino i diretti interessati, i produttori di vino, di questo peculiare punto di vista. Il vino ha davvero più bisogno di essere difeso da un fantomatico complotto ordito contro le nostre eccellenze invece che dalla perdita di un mercato da 8,1 miliardi di euro?