Durante Vinitaly, Corriere della Sera ha intervistato una produttrice di vino a capo di un’azienda (Nadia Cogno, della Elvio Cogno) – sempre più importante, oggigiorno, avere voci femminili anche in questo campo – e lei ha immaginato un futuro migliore per il settore. In che senso? Per lei la sensibilità femminile porterebbe a un vino descritto con più cuore.
Insomma, le donne che degustano un vino saprebbero poi raccontarlo meglio, con più “bellezza”, con più sentimento ed emotività, o trasporto. Questo rispetto agli uomini, che quando degustano vini si dedicano a “tecnicismi un po’ noiosi“. Italia, Annus Domini 2024, ed esiste ancora la dicotomia tra donne che parlano col cuore e uomini che parlano con l’intelletto.
Donne e vino: un’accoppiata che non fa pace con se stessa
Dicevamo che la voce delle donne nel food e nel vino in particolare hanno più che mai rilevanza al giorno d’oggi. Il motivo è sotto gli occhi di tutti: l’universo vitivinicolo è molto maschile, e non è solo colpa degli uomini. Finché ci saranno realtà come il Tg2 in cui la conduttrice afferma che “le donne bevono come prima fumavano una sigaretta, bevono per darsi un tono”, allora non potremo più prendercela con il personaggio pubblico di turno che parla di “far bere vino alla donna per stordire la preda” o qualcosa del genere. Insomma c’è confusione, nonché una retorica costruita e mai affrontata per tanti anni – e che nemmeno le donne sanno ancora come osteggiare. Anzi a volte siamo proprio noi ad alimentarla o renderla più fumosa, chissà perché.
Ed ecco, appunto, l’imprenditrice d’azienda Nadia Cogno che risponde a una domanda ben precisa sul ruolo della donna nel mondo del vino: “I vini dovrebbero essere raccontati con una sensibilità femminile, quando si fanno le degustazioni dovremmo metterci più cuore. Tutti questi tecnicismi sono un po’ noiosi, ma racconti di vino fatti con il cuore rendono più piacevole la beva, la convivialità, un momento di bellezza“. Perché una donna non dovrebbe concentrarsi sui tecnicismi? E perché si presuppone che l’uomo non sia in grado di andare oltre a essi? Continua Cogno: “la sensibilità della donna in tutti i settori – non solo nel vino ma comunque nel vino deve ancora venire molto fuori – è un pochino diversa da quella dell’uomo“. L’uomo è meno sensibile della donna, quindi, si riduce sempre a questa cosa.
Il Nebbiolo che salva in corner
C’è da dire che l’infelice uscita di Nadia Cogno – della quale non è discussa la professionalità – riguardava sì in generale i vini ma soprattutto in riferimento al Nebbiolo (Barolo). Per esteso, infatti, ha dichiarato: “il ruolo della donna non è così semplice, ma dietro a tantissime cantine c’è un lavoro enorme fatto dalle donne. Mi piacerebbe tantissimo che l’espressione del Nebbiolo fosse descritta da una donna“.
Probabilmente voleva far riferimento al fatto che il Barolo è un vino collegato alla sfera maschile (un po’ come chi crede, errando, che la grappa non sia apprezzata dalle donne, o chi presuppone che il rosé sia femminile), ed è invece alla portata di entrambi i generi. Lasciando solo intendere tra le righe l’appello a smettere di tracciare stupide linee di demarcazione in questo campo, purtroppo ne ha di fatto intensificato la traccia.