Le donne bevono più alcol: di questi tempi è una notizia, pare. In una società dove la dicotomia maschile-femminile resta forte e chiara, ogni statistica che riguarda una metaforica uscita dai binari fa subito drizzare le antenne. Perché quello che traspare dalla Relazione del Ministero della Salute 2023 su alcol e problemi correlati è un trend che riguarda soprattutto la popolazione femminile (e i giovani). I dati parlano chiaro: l’aumento del consumo di alcol in Italia è da attribuire alle donne.
Le statistiche
La Relazione si rifà ai dati Istat relativi al 2022. Nel corso dell’anno il 67,1% della popolazione italiana sopra gli 11 anni ha consumato almeno una bevanda alcolica. L’incidenza è stata maggiore nei maschi (77,4%) rispetto alle femmine (57,5%). Anche chi beve quotidianamente (19,3%) è molto più spesso un maschio che una femmina (28,4% vs 10,7%) Fino a qui tutto regolare, almeno per una mentalità come la nostra strutturata sul binomio alcol=uomini.
Tuttavia la situazione si ribalta per quanto riguarda l’aumento generale del consumo di alcol nella popolazione, dal 66,3% nel 2021 al 67,1% nel 2022. Che sarebbe del tutto a carico delle donne, in percentuale passate da un 56,1% a un 57,7% di consumatrici. Non solo, perché a questo punto si va a vedere che cosa è cambiato nel corso di tutto il decennio. Un’analisi dettagliata che vede la relazione tra alcol e donne in costante aumento. Sia per quanto riguarda il consumo occasionale (dal 39,3% al 46,9%), sia per quello fuori pasto (dal 15,6% al 23,2%).
Le donne bevono di più: e allora?
Ora. Posto che nessuna quantità di alcol è sicura. Che l’aumento del consumo di alcol non è una bella notizia e c’è margine di preoccupazione, specie sul dato che riguarda il fenomeno del binge drinking fra i giovani (passato da 14,8% a 15%). Che le polemiche sul vino dealcolato paiono davvero assurde, a maggior ragione vista l’ovvietà del problema. E che proprio per questo siamo i primi a promuovere i nuovi trend low e no alcol, per curiosità ma soprattutto per buon senso. Però.
Fateci dire che un aumento generalizzato delle bevande alcoliche da parte femminile non sorprende, e non dovrebbe sorprendere. Forse qualcuno non si è accorto che da cinquanta anni a questa parte le donne sono uscite di casa. Lavorano, guadagnano soldi e magari capita pure che li spendano per l’aperitivo. E che è disdicevole dire o insinuare che le “donne bevono vino per darsi un tono”. Bevono perché piace, perché se lo possono permettere, perché per quanto sia difficile da ammettere, viste le evidenze scientifiche, l’alcol ha un suo senso antropologico di convivialità.
E il fatto che una popolazione femminile sempre più emancipata traini i consumi di alcol in Italia (per quanto, sempre in minoranza sulla totalità rispetto al corrispettivo maschile) non è una notizia. È una condizione di causa-effetto che magari ci si augurerebbe incidesse su altri consumi, but here we are. Dunque ben vengano le statistiche e le raccomandazioni, ma non veniteci a raccontare che le donne sono responsabili (anche) di questo. Casomai, cari Ministero e istituzioni tutte, dateci gli strumenti di prevenzione e informazione senza, possibilmente, osteggiare le possibili soluzioni al problema. Perché quello dell’alcol è un fenomeno globale e come tale va affrontato.